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Ospitalità. La mamma racconta: “Accogliere è un cammino per me”

Accogliere altri nella propria famiglia. L’esperienza di Terry

Quando penso all’esperienza di accoglienza che abbiamo fatto, mi torna alla memoria il giorno in cui io e mio marito, abbiamo deciso di ingrandire la nostra casa per rendere più vero e reale il nostro desiderio di accogliere chiunque avesse chiesto ospitalità nella nostra famiglia. E pensavamo a cose semplici, a cominciare dalle cene con gli amici ai compagni di scuola dei nostri figli. Abbiamo semplicemente aumentato la superficie della nostra casa, ma il risultato è stato un inizio di apertura del nostro cuore.

Se penso al mio modo di essere in cui tutto deve essere programmato e il mio primo desiderio è quello di incontrare persone che mi corrispondano, l’esperienza di accoglienza che abbiamo fatto per 6 mesi mi ha davvero cambiata. Innanzitutto quando ci è stato chiesto di accogliere Irene, mio marito e i miei figli hanno ceduto di schianto! Io ero contenta, ma avevo paura, tormentata da domande su come potesse essere, se mi avrebbe cambiato la vita, se sarei stata in grado di offrirle qualcosa di vero. Pregando, e affidando a Maria il mio sentire diviso tra desiderio e paura Irene è arrivata a casa nostra, e da quel momento il tempo trascorso ad osservarla, accoglierla, accompagnarla e volerle bene è stato molto ed intenso per me.

Questa accoglienza, mi ha fatto innanzitutto imparare ad accogliere me per ciò che sono, compresa la paura di non essere all’altezza del compito che mi è affidato di mamma, moglie e professionista: solo dall’abbraccio a tutto il mio essere, anche attraverso lo sguardo certo di mio marito su di me, è potuta iniziare l’accoglienza di Irene. Ed è realmente accaduto quello che tante volte sento e ripeto a parole: guardando Irene, scoprendo i limiti e le cose belle in lei custodite, ho scoperto che tutta me stessa era già allo stesso modo voluta ed accolta.

Non è che le fatiche, le difficoltà, le incomprensioni o i fastidi di una routine modificata fossero sparite di colpo, ma di fatto tutto veniva accolto. Ed è stato come un essere accompagnata in un percorso in cui il punto di partenza non erano più le mie paure: ho cominciato a guardare ed accogliere la mia fatica di esteriorizzare il bene e l’amore che provo verso le persone che mi stanno accanto per poi accogliere Irene, anche quando magari la restituzione era stentata, distratta o magari in alcuni casi inesistente.

legge su affido Solo stando davanti ad una diversità, una cosa che non è “il mio programma”, ho imparato semplicemente a voler bene a Irene per scoprire di saper voler bene a me, ed oggi posso solo dire grazie perché davvero ho amato, amo la vita e chi cammina al mio fianco mio marito e i miei figli.

13 maggio 2016