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“L’accoglienza, esperienza della misericordia intrecciata nella nostra vita”

Una riflessione di Marco Mazzi, presidente di Famiglie per l’Accoglienza, che prende spunto dalla conclusione dell’Anno Santo della misericordia.

Abbiamo attraversato tante Porte Sante durante questo Anno della Misericordia che volge al termine. Semplicemente, umilmente, attendendo, mendicando, con la certezza che, in quei pochi passi sotto quelle volte, il cammino della nostra vita entrava in un abbraccio totale che fatichiamo anche solo ad immaginare. E siamo usciti da quelle Porte con una speranza nuova verso i passi che ci attendevano a casa, al lavoro, a scuola, con i figli. Nulla era come prima.

La misericordia: una positività infinita all’origine del fiotto della nostra persona e di ogni uomo, da cui nasce una tenerezza, una grata meraviglia e una accoglienza di sé: “Io vado bene come sono fatto; io Gli vado bene, mi ha fatto e pensato Lui”. E l’altro è infinitamente amato. E mi è messo accanto perché si illumini la bellezza di ognuno. Aprirmi a lui è la strada anche per conoscere me stesso.

Ha detto don Giussani: “Accettare la misericordia che Dio ha verso di noi è accettare di riconoscere la splendida vittoria che la misericordia è su tutti i limiti che troviamo negli altri. E questo apre ad un’intensità di vita, un’intensità di certezza, un’intensità di speranza”.

Quante misure, pretese e affanni si sciolgono in questo sguardo che ci fa.

Al finire di questo Anno Santo è grande la gratitudine per la maggiore consapevolezza di come l’esperienza della misericordia si è intrecciata con la nostra vita nell’accoglienza, di come abbiamo fatto esperienza della misericordia vivendo l’accoglienza. Di come abbiamo avuto bisogno di misericordia per continuare a vivere, di come la vita è la continua scoperta della misericordia nella nostra giornata.

L’unità tra marito a moglie, le incomprensioni e il perdono, la fragilità e lo sguardo rivolto al Mistero che ci fa, la quotidianità e l’eccezionalità, l’amicizia e la carità tra noi, l’apertura ad incontrare chiunque come un bene, il lavoro e la fedeltà di servire questa esperienza di accoglienza : tutto ne è intrecciato.

Tutto è segnato dalla misericordia, anche il limite e il peccato. Il Papa ha ricordato che “il nostro peccato è il luogo dell’incontro con la Misericordia”. Allora occorre guardare e vivere il nostro limite, il nostro peccato, la nostra inadeguatezza, ciò che ci pesa, che ci preoccupa e ci fa soffrire, come circostanze che ci aprono all’esperienza della misericordia. “C’è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce”.

Scrive una mamma affidataria, dopo nove anni di affido, di fronte alla prospettiva che il figlio torni con la madre naturale: “Per anni ho pensato di doverlo difendere da lei, ora sono cambiata, e credo che questa sia la sua scelta, la sua libertà e che il mio compito sia aiutarlo a ritornare da lei”. E un altro che ha ripreso il figlio in affido dopo anni di lontananza e sregolatezza diceva: “Per me non è stato facile far mia la verità che una persona vale per il fatto di esserci e non per gli errori che  commette, ma aiutato dall’esperienza della compagnia, ci sono riuscito. E’ vero che un affido è per sempre”.

E una mamma adottiva ha detto: “Quando io e mio marito abbiamo iniziato il percorso adottivo ci sentivamo smarriti di fronte a quel mare che era l’adozione, nel quale non riuscivamo a trovare una terra dove poggiare i nostri piedi, e proprio in quel momento Famiglie per l’Accoglienza è entrata a far parte del nostro cammino. Questa compagnia non ci ha tolto dal mare, ma ci ha aiutato a starci dentro”.

Poche settimane fa è morto un bambino di tre anni adottato ad un anno di vita da una nostra famiglia. Nei lunghi mesi della malattia, oltre a chiedere un miracolo, i genitori hanno riconosciuto che il miracolo era già avvenuto: quel bambino aveva unito la loro famiglia, aveva mosso tutto il paese, aveva convertito più di uno che lo aveva conosciuto, aveva commosso il cuore di centinaia di persone; era stato un angelo che loro avevano accompagnato, grati e felici. Nell’Amoris Laetitia il Papa ha citato San Paolo: “Non dimenticate l’ospitalità, alcuni praticandola, hanno accolto senza saperlo degli angeli”.

L’esperienza della gratuità e dell’accoglienza in cui siamo immersi, di cui siamo testimoni, porta una bellezza e una drammaticità che rendono ancora più acuto il desiderio della misericordia. “La misericordia è il perdono come Mistero. Dio davanti a qualsiasi debolezza dell’uomo lo ama “(don Giussani).

L’accoglienza è vero e umile riverbero di un avvenimento divino.

Marco Mazzi