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“La gente accorreva nelle ore e nei posti più impensabili per incontrare e toccare le reliquie”

Lo scorso 18 febbraio si è tenuta a Bologna la presentazione del libro “Uomini e donne in cammino”, scritto da Fabio Cavallari sulla peregrinatio delle reliquie dei coniugi Martin fatta dai coniugi Raffaella e Alberto Pezzi insieme a Padre Sangalli, vice postulatore della causa di canonizzazione dei Martin. Una storia che aiuta l’accoglienza.

“I genitori di Santa Teresa – spiega Padre Antonio Sangalli – sono la prima coppia di sposi che ha raggiunto insieme la santità, perché hanno messo Dio al centro della propria vita coniugale. Dichiarandoli Santi è come se la chiesa dicesse ‘ecco, questi sono un modello a cui ispirarsi’ nell’affrontare le proprie vicissitudini familiari quotidiane. La peregrinatio ha proprio lo scopo di lasciare alle reliquie la possibilità di ‘parlare’ alle persone, per poter essere sorgente di incontro fin nella propria casa oltre che nelle chiese come succede normalmente”. Per accompagnare le reliquie dei Martin al Sinodo quale compagno di viaggio migliore di una coppia di coniugi? E così Padre Sangalli ha chiesto ai coniugi Pezzi, responsabili della nostra associazione, di accompagnarlo.

“Partendo dalla sfida concreta e umana che viviamo nell’Associazione Famiglie per l’Accoglienza”, racconta Alberto, “ero rimasto colpito dall’ipotesi di far entrare i santi nella vita quotidiana delle famiglie. Dopo il sì di mia moglie Raffaella siamo… partiti. Gli incontri hanno avuto le più diverse forme, dai più strutturati a quelli più fugaci in Autogrill con un panino in mano. Protagonista di questi incontri è stata la gente che, con stupore, accorreva nelle ore e nei posti più impensabili per incontrare e toccare le reliquie”. Ed è questo bisogno di toccare che colpisce Alberto e Raffaella in modo particolare: perché questo bisogno? Non è feticismo? “È il bisogno umano della concretezza. Nel mondo di oggi, fatto di relazioni virtuali, la risposta la si attende dai luoghi, dalle persone, dai momenti, dagli incontri reali” dice Alberto.

“La parola reliquia viene dal latino reliqua”, ha sottolineato Padre Antonio, “significa rimasuglio, frammento, la memoria storica di un’esistenza, che in qualche modo continua nella storia. Dio facendosi uomo si è fatto carne, si è fatto toccare. Avere un contatto con la reliquia fa capire come la santità non sia lontana dalla quotidianità della vita”.

“Io non capivo bene l’emozione di Alberto, ma la percepivo bene. Capivo che c’era qualcosa di vero che andava indagato. Si vedeva dagli occhi”, racconta Fabio Cavallari, autore del libro, “è la funzione del testimone: uno che con la sua passione ti indica altro. Soltanto quando io ho qualcosa di bello, di vero e di reale di fronte”, continua Fabio, “ho un movimento virtuoso e fecondo verso di essa. Questo è quello che ho incontrato nello scrivere l’avventura di questa coppia. Io non ho fatto il viaggio con loro, ma con loro ho fatto un cammino”.