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Cosa c’entra la misericordia con l’educazione?

Misericordia ed educazione, due termini che non sempre vengono declinati insieme e che però hanno un nesso profondo. Ce ne hanno parlato domenica 26 marzo a Padova alla giornata regionale delle Famiglie per l’accoglienza del Veneto due suore e un preside.

Considerando la tipologia di relatori si può facilmente pensare che le due monache in qualche modo rappresentassero la misericordia, mentre il dirigente scolastico fosse lì a spiegare cosa si intende per l’educazione. Invece a volte le cose vanno un po’ diversamente da quanto si pensa…

L’incontro, che si è svolto nella sede delle Scuole Romano Bruni, è iniziato con la memoria di Loretta, “amica cara, mamma e maestra”, sono state le parole di ricordo di Silvia Blecich nell’introduzione, “salita improvvisamente in cielo questa settimana all’età di 49 anni. Una vicenda che ci ha messo nella posizione più corrispondente alla vita: senza parole in ginocchio di fronte al Mistero”.

Ha po preso la parola suor Claudia raccontando la storia del carisma delle suore di carità dell’Assunzione, congregazione femminile fondata dal sacerdote francese Étienne Pernet (1824-1899), ma poi co-fondata da don Luigi Giussani in tempi più recenti. È passato un secolo, ma il lavoro delle “suorine” (così spesso vengono chiamate), non cambia, con il lavoro a domicilio, sempre a contatto con famiglie in situazione di gravi difficoltà.

Suor Elvira ha raccontato: “A Napoli abbiamo organizzato dei centri diurni e doposcuola: il rapporto con i ragazzi adolescenti è provocatorio. Ho imparato che quando usi delle strategie, queste sono fallimentari se calate dall’alto”. E quando le strategie educative falliscono, cosa si fa? “Ci vuole perdono e rispetto della libertà. Non bisogna pretendere di mettere tutto a posto, bisogna dare fiducia all’altro. A volte” – racconta suor Elvira – “Serve fare un passo indietro. Chi sono io per voler mettere tutto a posto? La realtà ribalta tutto. Se parti da qui, ne nasce una creatività positiva. È la realtà che pone le strategie”.

E la strategia educativa di suor Elvira è semplice da descrivere: “Abbiamo bisogno di un punto di speranza, di un abbraccio, di valorizzare il positivo che c’è, quello che l’altro può dare senza la pretesa che faccia come ho in mente io. Anche quando l’altro, il ragazzo, la ragazzina, scappano, non fanno come vuoi tu, si ribellano, ti buttano in faccia il loro disagio”.

A proposito di ragazzini inquieti… “Ti mando dal preside” è la frase, espressione di esasperazione più che di misericordia, che ognuno di noi si è sentito rivolgere almeno una volta nella vita. Francesco Rossignoli, diventato da pochi anni dirigente scolastico, i ragazzi se li trova lì, mandati da lui per la lavata di capo. “E a quel punto cosa fai?” si chiede. “Provi a partire da uno sguardo di stima che dà credito ai ragazzi, prendendoli sul serio fino in fondo. Il primo modo di voler loro bene è di guardarli perché hanno un grande valore. La prima mossa non è fare qualcosa ma riconoscere qualcosa. Quel ragazzo ha lo stesso bisogno che ho io, il suo bisogno è anche il mio”.

Ciascuno di noi è un inesauribile mistero, da non ridurre e giudicare. Racconta Francesco: “Dobbiamo prima lasciarci investire dalla misericordia. Che non vuol dire buonismo perchè se c’è da rimproverare, si rimprovera. Ma lasciando aperto questo spiraglio a scuola sono nate relazioni, un dialogo profondo e vero, a volte commovente, una condivisione che ha generato una paternità”.

170326 Suore Carità RossignoliPerché tutto inizia così: incontrandosi. “L’alunno non coincide con quello che fa, lui non è tutto lì, c’è la possibilità di un rilancio, di non chiudere la partita». E di soffermarsi su quel punto sempre da individuare di nuovo, sempre da ricercare, sempre da difendere e coltivare. Lì dove l’educazione coincide con la misericordia. “Su questo punto a noi è chiesto”, commenta Marco Mazzi chiudendo l’incontro, “di starci così come siamo e con tutto quello che siamo”.