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Da dove nasce il desiderio di accogliere un altro figlio?

Quest’anno Famiglie per l’Accoglienza in Sicilia propone giornate di convivenza in diverse città della regione. Prima tappa del 2015: l’incontro di Messina, una giornata di testimonianze che raccontano una vita piena, non facile, ma lieta.

Paolo&Sara_con_Pippo“Da dove nasce il desiderio di accogliere un altro figlio?”: così introducono il racconto della seconda adozione S. e L. “Se ripenso ai giorni trascorsi in Africa mi ricordo che le parole ricorrenti erano ‘mai più’ e lo sono state sino a quando non ho incontrato amici che si sono lanciati nell’accoglienza di una seconda adozione con un grande ‘sì’.
E’ proprio da questo che è rinato in me e in mio marito il desiderio di imbarcarci in questa nuova esperienza, certi, perché l’abbiamo visto all’opera, che l’apertura della famiglia ad un altro bimbo, dentro tutta la fatica e la paura, spalanca alla realtà me, mio marito e adesso anche mio figlio.
Che il lavoro, i soldi, la salute non dipendono da noi l’abbiamo capito di più accogliendo un figlio non generato da noi. Che il matrimonio non dipenda dalla nostra bravura o capacità di sopportazione uno dei difetti dell’altro l’abbiamo capito accogliendo ogni giorno di più un bimbo che di noi non ha nulla”.

Interviene poi un’altra famiglia: “Siamo felicemente sposati da 17 anni e felicemente genitori da 4. Nel 2010 abbiamo adottato I. ed E., due splendidi russi ‘polonordici’ “. Racconta la mamma: “Questa esperienza mi ha messo in gioco. Spesso, quando accade qualcosa di negativo, il primo istinto è quello di cercare una strategia sul come aiutare i figli. Lo sguardo è su di loro. Vuoi, anzi pretendi che i tuoi figli facciano la “cosa giusta”. Così io sbatto la testa su tremila tentativi più o meno validi. Allora incomincia un giro vizioso di parole, rabbia, ricatti, minacce. Ma in tutto questo il mio cuore rimane inquieto. Anche quando loro si piegano al tuo volere. Anche quando sembra che quella partita l’hai vinta tu, comprendi che il problema non sono loro, il problema è se stessi.  Serve capire che ciò che accade è un valore, serve avere più chiaro cosa è chiesto a me: Cristo ha costruito questa nostra storia per me, per la mia salvezza”.