News

Weekend ad Oropa per 50 famiglie: ognuno ha un rapporto unico con il Mistero

In un weekend di fine maggio una cinquantina di famiglie dell’Associazione si sono ritrovate ad Oropa (BI) per una convivenza di due giorni. L’occasione ha consentito un approfondimento delle esperienze di accoglienza in corso o in “itinere” e l’incontro con don Michele Berchi al quale sono state rivolte alcune domande. Qui una sintesi “artigianale” fatta con appunti non rivisti dall’autore.

Domanda: “Come sostenere la fatica dell’altro, ad esempio di un figlio adolescente, senza sostituirsi a lui o esasperarlo? Come accompagnarlo nelle domande sul senso della sua vita?”.

Don Michele: “Don Giussani, con una grande sintesi che chiama alla riflessione, ha sottolineato come di fronte alle domande di senso dell’esistenza non esista l’adolescenza. O si é bambini o si é uomini. E questo è un passaggio talvolta improvviso. A un certo punto é come se tutte le mura di casa crollassero, e il ragazzo si trova nel mondo e si domanda ‘ma io cosa ci faccio qui?’. Vi consiglio di porre attenzione a non perdere la stima dei vostri figli e dei loro tentativi anche se a volte sbagliati. Il cuore c’è ed é alleato nel giudizio. I figli vanno rilanciati e sostenuti: ‘Dai che ce la fai ad arrivarci’. E’ importante ripetere il giudizio sui criteri, domandare quali siano i criteri: ‘Perché fai così? Cosa vuoi? Cosa cerchi?’. E questo con la stima verso uno che fa i primi passi da uomo senza aver mai camminato”.

Domanda: “L’accoglienza nella coppia é la possibilità di accoglienza del figlio. A volte però é come se mancasse l’io”.

Don Michele: “L’accoglienza si gioca anche nel matrimonio perché é il modo di stare davanti a una diversità, un altro da me, qualcuno che entra nella mia vita e mi chiede uno ‘spostamento’. C’é l’unità, ci vogliamo bene, ma in fondo siamo diversi. Ma io voglio sottolineare una cosa: la diversità é la ragione del matrimonio. La tua presenza introduce qualcosa per il bene dell’altro e viceversa. Il tuo cammino ha bisogno di essere ferito da quella diversità. La responsabilità di ciascuno è quella di essere sé stessi in modo vero perché l’altro ha bisogno di questo. Ognuno ha un rapporto unico con il Mistero. L’accoglienza passa dall’accettare che la diversità dell’altro sia introdotta per il tuo bene. La diversità mi insegna l’umiltà. Non si può misurare sempre tutto”.

Appunti non rivisti dall’autore

Grati per la compagnia dell’Associazione, nel cammino dell’accoglienza, ecco alcune foto dei tanti momenti di convivenza.