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“Siamo condizionati dalla aspettative che abbiamo sui nostri figli”.

Incontro delle famiglie del Gruppo Affido a Milano lo scorso 27 novembre. A tema alcuni spunti del seminario nazionale: “Povertà e condivisione: la strada dell’accoglienza”.

Stefania e Raffaella hanno raccontato: “C’è una speranza grande che regge e sostiene il sacrificio quotidiano delle nostre accoglienze. La povertà è accettare che l’altro, che ha bisogno di tutto, possa ‘entrare’. Noi  pensiamo di dover fare qualcosa di buono per l’altro che ha bisogno. Ma questo suo bisogno è talmente grande che le mie capacità non possono dare totale soddisfazione: posso solo lasciargli spazio. Povertà è rendersi conto della propria fragilità: sono povero e incompiuto. Questa è una ferita positiva, dolorosa ma positiva perché mi permette di cercare la compagnia di altri. In cammino insieme per cercare di trovare e costruire una risposta”.

E poi il racconto delle fatiche coi figli adolescenti di Massimiliano: “Siamo condizionati dalla aspettative che abbiamo sui nostri figli. La povertà è l’opposto della ricchezza intesa come attaccamento a sé, alla propria misura e alla propria immagine. Questo ragazzo ha un bisogno smisurato di sentirsi amato, così com’è. Anche se talvolta è difficile voler bene quando vedi che lui gioca male la sua libertà. E’ la nostra posizione che deve cambiare: non reggiamo quando l’altro non corrisponde, quando vediamo che si butta via”. Paola sottolinea: “Vedi che tuo figlio si butta via e non puoi fare niente. In quel momento non riesci a dire che vale la pena”.

Oppure la fatica grande di Raffaella: “Non riusciamo più a stare in questo affido: nostra figlia non vuole relazionarsi con noi: ha 18 anni e vuole fare solo ciò che ha voglia. La cosa più difficile per me è accettare che di non essere padrone di questa storia. Vorrei che finisse in un certo modo. Invece non sono io che cambio le cose e posso solo stare”

Di fronte queste fatiche Mariangela ha sottolineato: “Perché vale la pena, dopo tanto dolore, aprire di nuovo la porta? Dobbiamo capire ‘a chi’ vale la pena aprire. Se non siamo capaci di accogliere, ed alcune esperienze testimoniano un fatica, si è chiamati a diventare umili. Con una metafora direi che siamo invitati alle nozze di Cana, ma non siamo noi che cambiamo l’acqua in vino! Gli errori sono stati tantissimi e mi schiaccerebbero se ci pensassi continuamente, ma per fortuna è il Signore che fa le cose!”.

E poi sono stati ripresi alcuni passaggi dell’intervento di suor Fulvia: “Cosa cambia il giudizio negativo che ho sul ragazzo che accolgo? Che c’è un Altro che scardina tutto e mi fa vedere il positivo! La povertà è anche ammettere: ‘Signore, questi ragazzi sono tuoi’. Il Signore dà a ognuno la forma giusta per raggiungerlo e chiama in gioco la libertà di ciascuno. Senza questa mossa della libertà, il Signore si ferma sulla porta, non la scardina. La scelta dell’altro è, talvolta, la ferita che devo accettare di portare”.

Antonio ci ha raccontato cosa gli consente di essere saldo nella sua esperienza di accoglienza: “E’ la ricerca continua della scoperta del bene per me. Dentro questa circostanza che sta accadendo, mi chiedo sempre dov’è sia bene per me. Con la consegna di questi figli, che desiderano essere amati, ma loro non si vogliono bene! Mi è più chiaro come la mia felicità non dipenda dall’esito del mio affido. Come la felicità di mio figlio ultimamente non dipende da me. Così la mia felicità non dipende da lui. Io cerco un bene per me, sempre!”.

Prossimo incontro del Gruppo Affido di Milano
Lunedì 15 gennaio 2018
Ore 21.00
Presso: Scuola Ciofs, Centro Italiano Opere Femminili Salesiane
via Timavo, 14 (MM Sondrio), Milano

Informazioni – Segreteria Affido
Mercoledì ore 15.30-17.30
Tel. 02/70006152-54
Email: affido@famiglieperaccoglienza.it