News

Ti dico la verità. Storia di Luca, rimasto solo con il figlio Mattia

Lo scorso 14 aprile a Viadagola, Luca, rimasto solo con il figlio Mattia dopo che la moglie è entrata improvvisamente in stato vegetativo, parlando della sua esperienza ha detto “E’ come una musica e ti metti a cantare”. Un incontro da fare. Un libro da leggere.

Le donne sono contenute e contengono, solo una donna poteva scrivere la storia di Luca che poteva solo raccontarla”. Lo scorso 14 aprile a Bologna è iniziato così l’incontro con i protagonisti del libro di Paola Turroni, Ti dico la verità, che racconta la storia di Luca e di sua moglie, improvvisamente entrata in stato vegetativo quando il figlio Mattia aveva solo 6 mesi e poi morta 4 anni dopo. Luca voleva lasciare un segno tangibile e duraturo al figlio e a sé stesso, voleva fissare nero su bianco l’esperienza di quei 4 anni. Nell’introduzione si legge “La verità è che la verità aiuta ad affrontarla” ed è questo il filo conduttore di tutto il libro.

Luca è cresciuto in una zona rurale, un contesto concreto, fatto di poche parole e di vita vissuta semplicemente, ma senza superficialità. Un contesto che emerge dal racconto di Luca che, di fronte all’interesse rispetto alla sua esperienza, risponde semplicemente “ho fatto quello che pensavo fosse giusto”. Non ha fatto ‘il mammo’, ha cercato di lasciare spazio a sua moglie, a quella mamma che non poteva essere mamma come tutte le altre. Per non nascondere la verità e per cercare di accompagnare il figlio ad accoglierla, come a dimostrare che il dolore di questa condizione non è l’ultima parola sulla loro vita. “Mattia poteva avere molto poco della sua mamma, ma sarebbe stato crudele togliergli anche quel poco. Ha avuto tempo di conoscerla e di lasciarla andare”.

Di fronte al figlio a volte sta male, ma anche questo ha misteriosamente un posto nella loro vita. “La vita non ha un’unica direzione, un’unica forma, sapere che si può stare male, che si può essere fragile e poi essere forte e poi di nuovo essere fragile e ancora forte, è come una musica che cambia ritmo all’improvviso, e ti metti a cantare”. Come riassumendo una conquista nella sua esperienza Luca ha detto: “Ho imparato qualcosa di importante ad un costo altissimo, ho deciso di imparare. Ho deciso di fare del dolore una porta di consapevolezza, un muscolo in più”.

Certo è consapevole di essere stato aiutato molto e anche che non tutti quelli che si trovano in situazioni simili lo sono allo stesso modo. Ecco perché ha deciso di devolvere tutti i proventi della vendita del libro al Progetto Mattia, rivolto alle famiglie con minori in difficoltà sul piano socio-educativo e gestito dall’associazione Unonessunocentomila, che fornisce percorsi di aiuto e sostegno psicologico alle famiglie ed ai minori in forma totalmente gratuita. Se con questo piccolo racconto abbiamo acceso la vostra curiosità, vi invitiamo a leggere il libro. Non ve ne pentirete.