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Sara e Roberto raccontano: “Una semplice accoglienza, occasione di Grazia”.

Sara e Roberto raccontano: “Una semplice accoglienza, occasione di Grazia”.

Facciamo parte di Famiglie per l’Accoglienza da più di dieci anni e da circa cinque, grazie all’amicizia con l’associazione, abbiamo iniziato il percorso con i servizi per l’affido. In questi anni abbiamo dato tante disponibilità, ma non si è mai concretizzata nessuna accoglienza. Questa attesa inconcludente che inizialmente ci sembrava un limite, uno scandalo, è stata invece per noi (e lo abbiamo capito nel tempo) un’occasione privilegiata per andare a fondo del nostro desiderio di accogliere e di imparare ad accettare prima di tutto noi stessi e la nostra famiglia per quello che è.

Quest’estate ci è stato chiesto di accogliere per breve tempo una mamma e suo figlio con alcuni problemi relazionali (della stessa età del nostro terzogenito), che cercava una famiglia dell’associazione che li ospitasse per un alcuni giorni. Sono quindi arrivati P. e suo figlio che sono stati da noi poco più di una settimana. In questi giorni non è successo niente di eclatante, io lavoravo al mattino e mio marito tutto il giorno. Nel pomeriggio siamo andati al mare, abbiamo cucinato insieme, i nostri figli hanno giocate e bisticciato.

L’evidente sproporzione nel sapere o fare qualcosa di adeguato, di utile, ci ha fatto cercare la compagnia dei nostri amici,  come spesso facciamo per le questioni familiari. Quindi siamo stati spesso con i nostri amici più cari, con il desiderio di mostrare dove guardiamo e dove siamo accolti. Per noi è stato un periodo di grazia, perché il Signore ci ha fatto rendere conto di cosa significa veramente accogliere: cioè fare spazio dentro la nostra casa, con i nostri ritmi e abitudini, ad un “estraneo”, che a volte può anche dare fastidio. Io mi sono resa conto che non è un problema di capacità (problema che sempre mi pongo), ma proprio di “fare spazio ad altro”.

P. ci ha chiesto di condividere con lei questo breve tratto della sua vita davvero faticosa, ha detto a Roberto che siamo stati per lei come il Cireneo per Gesù, che per un breve tratto di strada ha portato la Sua Croce. Io ho dovuto imparare anche questo: a condividere, perché spesso sono tentata di risolvere i problemi che devo affrontare, di sistemare le cose che vedo storte, di dare le soluzioni che mi sembrano più adeguate.

Il gesto dell’accoglienza, così come l’abbiamo imparato in Famiglie per l’Accoglienza, genera immediatamente una condizione favorevole al cambiamento di sé: rimettere in discussione le abitudini, i tempi, ma anche i preconcetti verso sé e verso noi stessi in famiglia, predispone di fatto ad accogliere Altro che prima o poi manifesta la Sua Presenza generando un bene per noi e per chi è accolto che non è giustificato dalla somma delle capacità messe in campo. Ora abbiamo capito perché Don Giussani lo chiama “Il miracolo dell’ospitalità”. Speriamo che questi giorni siano stati per P. di aiuto e sostegno, per noi lo sono stati di sicuro: occasione di Grazia.

Sara e Roberto