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“Tu non sei mia madre! Tu non sei mio padre!”

Sabato 23 febbraio l’incontro del gruppo adozione è stato arricchito da tante condivisioni e testimonianze. Una quarantina di amici a Torino e altri collegati via skype da Cuneo e Aosta.

Partendo dal tema sulla “famiglia di origine dei nostri figli” e dei loro racconti, ci siamo stupiti a riconoscere che il primo bisogno è riconoscerci noi genitori per sempre. I figli ci provocano con le loro domande o affermazioni, come “Tu non sei mia madre! Tu non sei mio padre!”, oppure “Buonasera, lei chi è?” e a volte, quando arrivano già grandi, non ci chiamano neppure mamma o papà . Allora cosa serve?

Dobbiamo innanzitutto essere certi noi di essere madri e padri, di aver fatto questa scelta “eroica” – sottolinea uno degli amici presenti – per una sovrabbondanza, per un di più vissuto nella nostra vita di coppia, altrimenti non avremmo nulla da dirgli. Si da una disponibilità all’adozione, ad accogliere un figlio attraverso la domanda in Tribunale,  dovendo indicare, a volte a fatica, con delle crocette le disponibilità anche su problematiche sanitarie. Ad un certo punto, “legittimati” genitori di questi figli da un giudice, i figli arrivano e, a volte non subito, sono gli stessi figli a sceglierci come genitori e noi a sceglierli come figli. Dobbiamo riconoscere che c’è  un prima durante il quale non abbiamo vissuto insieme, ma senza il quale non ci saremmo incontrati.

Cosa ci aiuta a crescerli? “Per grazia, Dio ha creato l’amicizia”: una compagnia, un villaggio di amici coi quali poter imparare e continuare a crescere i nostri figli. Così si scopre che dire “tu sarai mio figlio per sempre” è un cammino, un lavoro, ma anche l’unica modalità di rapporto davvero interessante.

Il “cammino” continua sabato 9 marzo.