News

“Il mio desiderio di maternità è l’indicazione di una strada”.

Nella riunione del gruppo adozione di dicembre a Firenze, Matilde ha raccontato la sua esperienza di accoglienza e come sta vivendo l’inizio del percorso adottivo.

“L’anno scorso abbiamo accolto in casa una ragazza. Accompagnarla non è stato semplice né indolore, ma ci siamo trovati addosso un modo di amare davvero gratuito e una pienezza sperimentata pochissime altre volte nello stesso modo. Ci siamo accorti che il desiderio di essere genitori aumentava e ci siamo chiesti se adottare potesse essere una possibilità per noi.

La paura di non riuscire a ottenere l’idoneità ci frenava a prendere in considerazione questa strada. Ma l’accoglienza sperimentata ci ha fatto vedere che il punto non è quanto siamo adeguati: tutto può essere rapporto con Qualcuno di più grande, proprio nella ferita della apparente sterilità. In particolare, poi, abbiamo visto che aprirci ha reso più bella la nostra vita e il nostro matrimonio, quindi abbiamo deciso di aprirci anche a questa possibilità coscienti che sia possibile ricevere un no. Siamo ancora all’inizio, ma già stiamo cambiando. Nell’ultima lezione del corso di preparazione, l’assistente sociale ha parlato del rischio giuridico, dicendoci che se intendevamo renderci disponibili ad aiutare un bambino, per un tempo che può essere una settimana, un mese o un anno, questo percorso ci avrebbe magari permesso di imparare un nuovo modo di amare.

Non so cosa intendesse l’assistente sociale, ma per me questa disponibilità ha un significato ben preciso. Significa che ho sperimentato che accogliere è prima di tutto buono per me e mio marito. Significa che ho ricevuto talmente tanto nella vita che posso tentare di restituirne un briciolo, seguendo proprio il mio desiderio che con voi posso guardare non come bisogno a cui rimediare ma indicazione di una strada. Significa che il mio desiderio di una cosa più grande del solo essere madre non è sbagliato, ma che faccio tutto questo perché cerco un rapporto sempre più stretto con Cristo e solo guardando a questo rapporto mi posso aprire all’ignoto”.