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Famiglie per l’Accoglienza Varese in “vacanzina” a Brisighella

Brisighella, borgo romagnolo che mantiene intatto il suo fascino medievale, è stata la meta della vacanzina di Famiglie per l’Accoglienza Varese tenutasi a metà febbraio.

Cuore della tre giorni è stato l’incontro con la Casa d’accoglienza San Giuseppe e Santa Rita di Castel Bolognese e soprattutto con Chiara, secondogenita della fondatrice della Casa, Novella Scardovi. Una “scoperta”, quella di Novella, cui ci ha introdotto, la sera del nostro arrivo in collegio, Alberto Pezzi, suo grande amico. E’ stato lui a ricordarci una frase che è entrata nella mente di tutti noi e che racchiude simbolicamente l’esperienza umana di Novella: “Per costruire una casa di pietra è necessario costruire prima una casa di carne”. Pietra e carne che abbiamo visto a Castel Bolognese, dove sorge la casa d’accoglienza desiderata a lungo da Novella e nella quale lei riuscì a vivere solo poche settimane prima di perdere la vita. Lì abbiamo conosciuto più in profondità la figura di Novella e visto i frutti della sua opera e di quell’incontro che lei fece in un campeggio con il movimento di Comunione e Liberazione che le cambiò la vita e le fece desiderare di aprirsi all’accoglienza, prima nel modesto appartamento dove viveva con il marito e i tre figli e poi, appunto, nella nuova Casa d’accoglienza.

Commovente la testimonianza di Chiara che ha raccolto il testimone da Novella e lavora con i ragazzi autistici ospiti della Casa. Rimasta senza la mamma da adolescente, ne ha seguito le orme e custodisce nella memoria gli anni vissuti con lei, il suo essere bambina in una casa aperta ai tanti bisognosi che bussavano o che la mamma si portava a casa e il suo essere figlia comunque coccolata e preferita perché la mamma, pur affaccendata quotidianamente nello stare appresso alle persone che aveva accolto, non trascurava mai i suoi figli naturali, anzi dedicava loro attenzioni e momenti particolari. “Io sono certa – ci ha detto Chiara – che nessuno dei miei compagni di classe ha mai avuto feste di compleanno tanto belle come quelle che ho avuto io”. Un’eccezionalità di presenza quindi in una normalità di donna e di mamma, segnata da un amore per Cristo che la faceva essere punto di riferimento per tanti amici e “strumento” di incontro per molte persone. Fra queste Daniela, figura storica di Varese che, anche lei un po’ commossa, ha ricordato quanto nella sua storia personale e in quella dell’Associazione varesina Novella abbia inciso con l’esempio della sua vita e con l’opera che con lei è nata e dopo di lei ha continuato a fiorire.