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Disegno dei bambini di Chiara - Firenze

“Cresce il desiderio di farsi compagnia”

Elisabetta, madre affidataria, è assistente sociale e lavora in una casa di accoglienza di “Progetto Sant’Agostino”, opera sociale nata a Firenze dalla stessa radice di Famiglie per l’Accoglienza. Racconta come è cambiata la vita in queste settimane.

“Pur non essendo un medico faccio un lavoro che fornisce ‘servizi indifferibili’ (secondo la definizione dei decreti legge ora in vigore per l’emergenza Covid-19): lavoro in una struttura che accoglie madri con figli in situazioni di difficoltà varia tra le quali anche l’emergenza maltrattamento. E quindi non chiudiamo mai e se gli altri possono fare smart working, noi no. La vicinanza fisica era necessaria in tempi normali ed ora più che mai! Abbiamo quindi chiuso la casa alle visite dei padri, ai volontari, agli amici e siamo rimasti solo noi operatrici al lavoro con le mamme e i bambini.

E questo tempo che potrebbe essere terribile si rivela invece incredibilmente benefico e utile per tutti, per noi, per il parroco che sta sotto di noi (siamo sopra la canonica di una parrocchia), per gli amici che ci fanno compagnia a distanza. Stare a stretto contatto con le mamme che prima uscivano per il lavoro o altro e con i bambini che andavano a scuola, ci costringe a fare cose, azioni, a metterci in moto, ad osservare le persone con occhi diversi. Anche quando i dettagli si rivelano poco piacevoli e la fatica si fa avanti in maniera decisa.

Questo ci fa prendere coscienza di quanto poco siamo, di quanto limite abbiamo, tutti sulla stessa barca noi, le mamme e i bambini. Questi limiti però si rivelano anche particolari miracolosi ed è nata per noi una ‘strana fraternità’ con e tra le ragazze, un modo più misericordioso di guardarsi, di fare i compiti con i bambini, di pulire la casa insieme, cosa che prima non accadeva. Una di loro, che è musulmana, ha deciso di fare il digiuno come durante il Ramadan perché Iddio protegga i popoli del mondo.

Disegno dei bambini di Chiara - Firenze

Disegno dei bambini di  Casa di Chiara – Firenze

Tra noi tre operatrici cresce il desiderio di non mollarsi, ma di farsi compagnia in maniera più autentica di prima. Credo che Chiara Corbella a cui la casa è dedicata faccia il suo compito da lassù e interceda perché tutto sia più leggero in questo tempo pesante. Sono piccole cose, piccole luci che comunque si fanno strada nella penombra all’improvviso, come un fiore di primavera”.

Elisabetta