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Dopo tanti anni di fatica, l’avvenimento di una ri-accoglienza

Un aereo perso e accade qualcosa di nuovo in quel rapporto. Un’amica di Trezzano sul Naviglio (Milano) racconta.

Alcune volte mio marito si domanda: “Perchè deve partire sempre da come guardo io, per cui se io guardo bene, sono guardato bene a mia volta, piuttosto che dal momento che sono guardato bene, allora guardo bene a mia volta?”. Questo punto di vista esprime in modo sintetico il percorso che per me ha richiesto tre anni di tempo.

La storia che voglio raccontare: con la ragazza accolta ci eravamo già salutati: letterine, pacchettini, frasi anche affettuose. Ma, dico la verità,  aspettavo anche di poter riprendere in mano la mia libertà. Con un fondo di amaro. Per le diverse fatiche ho pregato tanto, ma, come al solito, tutto il mio sforzo non ha fatto cadere il muro, i rapporti umani non sono il mio forte.

Poi ho ricevuto un messaggio da lei: “Non mi sono potuta imbarcare sul volo che volevo e passo la notte qui in aeroporto. Forse domani mattina c’è un aereo che posso prendere”. Ho sentito dentro di me uno scricchiolio. Io avrei mandato un messaggio come questo ai mie cari se avessi per qualche motivo perso un treno? Non direi, non mi avrebbe mai sfiorato il cervello e me ne sarei tornata a casa, senza tante storie. Le rispondo di venire in stazione e che sarei andata a prenderla. Lei mi ringrazia: “Grazie mille, mi dispiace”. Avverto un’umiliazione che non avrei voluto per lei.

Arrivo in stazione e la vedo in mezzo alle sue valigie. Sento una stretta al cuore: sembra una viandante che porta con sè la sua casa, come alcuni immigrati che si vedono nelle stazioni o per le strade. Improvvisamente realizzo: “Ma se non le vogliamo bene noi, chi le vorrà bene?”. Così accade qualcosa e, finalmente, la accolgo!

Qualcosa è accaduto, mi sembra, anche per lei. Deve aver avuto una percezione analoga, perchè veramente in questi giorni si è sciolta, è diventata meno “selvatica” e più confidente. Che passo! Ha chiesto consiglio e aiuto su tante cose. Ha inavvertitamente distrutto la porta del nostro bagno, si è prenotata per venire con noi in campagna, dopo che tante volte, negli anni passati, l’avevamo invitata senza successo.

Che dire? Tre anni di fatica – pur dentro la preghiera incessante di trovare un senso e uno sbocco – e adesso questa ri-accoglienza imprevista e, sulle prime, quasi indesiderata, ha rotto le nostre misure facendo cadere lo schermo dai nostri occhi. Mi ha detto: ” Hai fatto di più di quanto farebbe una madre”.