News

Siate speranza per gli altri

L’incontro online delle Famiglie del Piemonte e Valle d’Aosta di sabato 6 marzo inizia con un giro veloce di presentazione: ai volti dei vecchi amici se ne aggiungono di nuovi, che diventano subito compagni di cammino. Chi è arrivato dal centro Italia in Valle d’Aosta per accompagnare i figli nel lavoro, chi in collegamento da altre Regioni per un’amicizia comune.
Così vedere sullo schermo i volti lieti di tutti riempie il cuore e si comincia.

Inizia Elena raccontando della sua fatica negli ultimi mesi e di come da questa fatica, accompagnata dagli amici, sia fiorito un nuovo desiderio. Partendo dalla frase del filo rosso tante volte citata nell’ultimo incontro ‘l’audacia implica l’affermazione di uno scopo che è qualcosa d’altro da quello che si tocca e si fa, implica anche un impeto energico che ti sostiene nel cammino.  Non un azzardo, ma un’obbedienza alle circostanze segnata dalla speranza.’
Eppure – continua Elena – fino a prima di Natale, la fatica che provavo si trasformava in rabbia triste e in una incapacità a vedere un disegno e una mano che mi indicassero una speranza certa.
Ma nessuno è lasciato solo e i segni sono presenti, dovevo solo chiedere di vederli: tanti piccoli inviti da amici, come piccoli virgulti di segni dai quali ripartire, ed ecco che mi ritornano in mente le parole dell’amico Vincent: ‘Ho abbracciato i miei demoni con amore e ho detto loro: o ci salviamo insieme o moriamo insieme’.
Ho accettato questa rabbia e ho stretto un patto con Dio: ‘Non l’ho cercata io, me l’hai data tu ed ora mi dovrai aiutare!’. Così le spalle sono meno curve e posso tornare a guardare mio marito e mio figlio con una carità che non è la mia.
In questo percorso incontro ancora le parole del filo rosso: ‘Una certezza nel futuro in forza di una realtà presente’. Così riparto con un desiderio nel cuore che è una grazia inaspettata, un desiderio i cui contorni si delineano di giorno in giorno, fino al confronto ed al giudizio con alcuni amici ed alla decisione di viverlo fino in fondo questo desiderio: Stefano ed io stiamo preparando i documenti per una nuova domanda di disponibilità all’adozione. E’ un desiderio che non è nostro e dobbiamo andarci a fondo. L’associazione è un punto di arrivo e di partenza. Questo desiderio non nostro è sostenuto da questa associazione.”
Un nuovo desiderio di ricominciare da capo, Elena dice “un desiderio non nostro” perché te lo ritrovi nuovamente addosso come un dono, un regalo e si riparte con le spalle meno curve, perché il il peso è più leggero.
Stefano aggiunge: “Io dopo la seconda disponibilità ero abbastanza arrabbiato per cui avevo detto mai più. Ma alla domanda di Elena del perché non rifare una nuova domanda, ci siamo confrontati con gli amici e dopo un confronto alle 11 di sera, perché era l’unico momento che avevano ma l’hanno riservato a noi, ci hanno ridetto ‘andate al fondo del vostro desiderio, non lasciate che nulla si perda in maniera confusa’. Abbiamo iniziato così una novena alla Madonna per capire se la strada possa essere utile per noi. Questo è quello che mi rilancia in uno sguardo più vivo sulla realtà, uno sguardo più serio, non lasciandomi abbattere dalla realtà come una cosa da sopportare, ma con la curiosità di capire cosa, dentro questo desiderio, vuole portarmi a scoprire il Signore.”

Dopo questi interventi carichi di commozione la nostra amica Mafalda esplode con un “sono contenta di vedervi tutti, siete la mia famiglia adottiva e mi siete mancati tanto”. E si capisce che ciò che c’è a tema è davvero il nostro cuore dentro un’amicizia, una compagnia, che nel distacco imposto da questa pandemia senti mancare di più, ma che continua ad esserci.

Subito dopo intervengono due nuovi amici che raccontano della loro esperienza, di come l’abbinamento è arrivato alla seconda domanda di adozione e che è davvero importante avere una compagnia così, che può accompagnare il percorso perchè la strada diventi più grande.

L’esperienza di ognuno è davvero preziosa per comprendere che c’è un bene che prevale nella nostra vita oltre ad ogni fatica e come questa compagnia aiuti ciascuno a fare passi in maniera più certa: questo può dare una prospettiva diversa alla vita.

Continua Giordana citando una frase del servo di Dio don Luigi Giussani che legge ogni giorno ormai da tanti anni perché appesa in cucina: “Ciò che tutti i giorni per noi sarebbe limite, è destinato a diventare grande come lo sguardo della Madonna. Maria capiva che il contenuto di ogni condizione umana sviluppa e realizza il disegno di un Altro: non il disegno del proprio cuore, ma del cuore di Dio. I dolori, come la vita, certo non vi mancheranno, ma vivrete la vita come un cammino; anche quando il cammino sarà faticoso, sarà scoperta di un bene veramente grande”. “Alla luce di quello che abbiamo vissuto nella nostra esperienza, rileggendola ora, la trovo sempre più vera. La sterilità è stato un limite che però ci ha portati a una vita più grande. Il disegno che c’è supera sempre la nostra immaginazione. Stare a quello che accade ci permette di andare oltre e di scoprire qualcosa di più grande e più bello”.

Simona racconta una cosa semplice successa al lavoro in cui si è scoperta a guardare ad una collaboratrice che conosceva da tanti anni con uno sguardo nuovo. “Ci conoscevamo da diciassette anni, ma è come se la vedessi solo oggi per la prima volta. E mi chiedo perché oggi mi sta raccontando di sé e della fatica che vive? Perchè questo mio cambio di sguardo? Per un bene che vivo innanzitutto io su di me in questo cammino che stiamo facendo insieme”.

Michele sottolinea come l’esperienza che viviamo tra noi vissuta fino in fondo a un certo punto trabocca e interessa anche gli altri aspetti della vita, non solo l’accoglienza che viviamo in casa. “Tutto ciò che viviamo qui serve per il resto del mondo. E’ un punto di cui ad un certo si inizia a fare esperienza”.

Poi i racconti di alcune fatiche nell’attesa e di come sia nato il desiderio di accogliere fanno esordire Roberto con la sua classica simpatia e schiettezza “abbiamo un figlio adolescente e stiamo facendo fatica, è il periodo dei no e di nessun si. I ragazzi adolescenti diventano insopportabili e rischi di non ricordare più il momento in cui eri in attesa. Grazie, perché non mi ricordavo più il momento in cui c’era questo desiderio in me”.

Altri due amici presenti per la prima volta ci raccontano del loro percorso di affido il cui desiderio di iniziare è nato in un momento molto particolare, in seguito alla morte di due persone amiche care. “Ci siamo ritrovati spesso con gli amici a pregare per chiedere il miracolo della guarigione di questi amici, ma poi non sono guariti. E abbiamo chiesto a un amico sacerdote oltre al perché il Signore non aveva fatto il miracolo che avevamo chiesto, anche che cosa potevamo fare e lui ci ha risposto: “I miracoli non sempre accadono come chiediamo noi. Ma voi siate speranza per gli altri”. Da lì è nato il desiderio di una vita che fosse utile, non sprecata e per non vivere in una dimenticanza abbiamo fatto domanda di affido. Quando abbiamo iniziato il percorso dell’affido siamo stati molto seguiti, poi ci siamo sentiti soli e incastrati in una soluzione difficile e quindi c’è stato il bisogno di chiedere un aiuto, una compagnia. E così abbiamo chiesto aiuto ad alcuni di voi. Oggi ascoltandovi capiamo di più che oltre al bisogno di una compagnia c’è bisogno anche di uno sguardo più grande.

Al termine dell’incontro, con il cuore colmo di queste testimonianze e i volti lieti degli amici, si capisce di più che la vita è come un puzzle fatto di tanti pezzi e che nel tempo, pian piano, questo puzzle si forma e si ricompone facendoti scoprire un bene più grande.