News

Padri e madri senza figli

Dopo essere rimaste colpite da un intervento di Maria Cristina al seminario nazionale di Pacengo le famiglie dell’Associazione di Bologna hanno invitato lei e il marito Emilio all’incontro dal titolo “Il desiderio: spazio di dialogo con il Mistero”.

L’intervento comincia con una sottolineatura interessante, quasi una premessa. Nell’affrontare ed accogliere la condizione di non poter avere figli naturali c’è stata una differenza di “ritmo”, non ci sono state reazioni uguali come si potrebbe immaginare di desiderare. Una differenza in cui chi fa meno fatica si è dovuto fermare per aspettare e accogliere l’altro là dov’era.

Emilio provava un dolore così insopportabile che quando un amico prete gli ha detto “vai ad arrabbiarti con Dio, entra in relazione” è andato letteralmente a urlare davanti ad una chiesa “perché mi sentivo sfortunato!”.

Maria Cristina non ha guardato a questa sua ferita per anni perché non voleva gravare sul dolore del marito, anzi l’intento era quello di accompagnarlo il più possibile nel vivere quella difficoltà. Ma l’effetto pratico è stato di non guardare per molto tempo alla sua stessa ferita, e questo invece di farla sentire meglio la faceva sentire meno libera.

Solo dopo, insieme, è stato possibile affrontare e riprendere di nuovo il dolore e il desiderio che portavano con sé. Grazie a incontri e abbracci con amici vecchi e nuovi, e soprattutto persone che in qualche modo stavano di fronte ad una contraddizione nella loro vita familiare: “Persone che vivevano nell’apparente contraddizione tra desiderio e realtà, ma che stavano in piedi! Con una famiglia una sera abbiamo brindato e uno di loro ha detto «ma vi rendete conto che stiamo brindando di fronte a una ferita?»”.

Hanno affrontato e completato il percorso di adozione, ma il decreto ha impiegato tantissimo tempo ad arrivare, e anche dopo i tempi si sono allungati perché stanno ancora aspettanto “la chiamata”. 

Mentre loro aspettavano è capitato spesso di congratularsi con altri amici e gioire con loro perché il tribunale li ha chiamati per una proposta di adozione. Decreto arrivato prima, proposte di adozione arrivate rapidamente. E intanto loro aspettavano e aspettano tutt’ora. Certo erano contenti per i loro amici ma era forte il dolore di non vedere risposta al loro desiderio. “Ma come? Siamo nello stesso tribunale, abbiamo fatto tutto il percorso da tempo, abbiamo anche appena rinnovato la domanda. Conosciamo più persone contattate rapidamente che nella nostra situazione. Perché succede così? Ma siamo sfortunati noi?”.

Ancora rabbia, dolore e un grande punto di domanda. Ma ad un certo punto Emilio ci racconta di un’intuizione: “Mi è venuto in mente Carras che più volte ha detto che possiamo essere padri e madri anche senza figli. Non so come, ma sentivo che era vero anche per me”. È stato come “una manna dal cielo”. 

Così hanno ampliato lo sguardo tenendo questo in mente, e sono nati molti rapporti in cui sentiva reale quella possibilità. Dall’accoglienza di un signore per alcune sere alla settimana  agli appoggi dati a parenti ed amici per i loro figli, sono sbocciati rapporti in cui si capisce che è davvero possibile essere genitori senza figli, “Chiedono a noi i consigli!”.

Maria Cristina dice senza mezzi termini “il punto in cui per me diventa più evidente il rapporto con il Mistero è proprio questa circostanza”. Sembra una contraddizione ma è così.

È evidente dal loro racconto come sia importante essere in cammino e non aspettarsi una “soluzione finale”, nel loro caso un figlio. È questa l’intuizione che è stata lo spunto per portare la loro domanda al seminario nazionale: “In questi mesi faticosi ho pensato a cosa avrei dovuto fare o dove avevo sbagliato. Mi accorgevo che c’era un affanno nel vivere questa circostanza, come il tentativo di tappare un buco. Da qui la domanda portata a Pacengo: che rapporto c’è tra la domanda è l’agitarsi nel fare? E il poter chiamare la nostra circostanza come qualcosa di irrisolto, che è il suo nome, ci ha liberati. Paradossalmente quando questa fatica diventa un’abitudine, ci si impoverisce, ci si imborghesisce perché proprio in questa circostanza dolorosa, ma viva, è più urgente il rapporto col Mistero!”

L’incontro si conclude con la chiarezza che in tutta questa apparente contraddizione si sono aperti degli spiragli impensabili. Finestre che chiedono di essere spalancate per scoprire ogni giorno di più cosa significa essere padre e madre, anche senza figli. 

Emilio ci saluta così: “Fate già parte della mia vita!”.

E voi della nostra! Grazie amici!