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L’assemblea della giornata di fine anno di Milano e dintorni

Inverigo, 11 giugno 2023. L’assemblea della giornata di fine anno con il presidente Luca Sommacal è stato il cuore della giornata di convivenza delle famiglie di Milano e hinterland, in una calda giornata all’ombra del Santuario della Madonna della Noce. Qui le domande che sorgono dal cuore si fanno anche più calde.

Come quella di Maria Elena: “Dopo undici anni con noi la figlia affidataria è rientrata in famiglia e mi sento scombussolata, il mio cuore nel silenzio piange, un’amarezza mi separa dal compimento di questa esperienza”; o quella di Marco, padre adottivo: “Come amare l’imperfezione mia e di mia moglie?”; o Beppe, che candidamente, e liberamente, confessa che alle volte “la fatica ti spegne”, e Franco, padre di un figlio disabile, che rileva come l’affanno del prendersi cura dei figli disabili prevalga talvolta sulla ricerca di un senso per la propria vita.
La riflessione di Luca Sommacal prende le mosse dalla sofferenza reale testimoniata da Maria Elena: “Siamo in effetti di fronte all’esperienza viva del non-possesso: è un distacco reale, che c’è nella vita, che vale per ogni figlio. Una distanza incolmabile, che sperimenti nell’affido, ma che riemerge anche nell’adozione: ci sono momenti in cui realmente ti senti messo da parte, ma quello che non può essere messo da parte è ciò che tu gli hai dato. È bello vedere i figli prendere in mano la propria vita, seguendo un ideale che tu cominci appena a percepire. Diventano uomini e donne. Allora che cosa puoi fare? Stare, essere uno che aspetta, qualsiasi cosa succeda. È lo stesso rapporto paterno che Dio ha con noi: sta, continua a generare, si fa compagno nella vita”.

Amare la nostra imperfezione
Questa posizione non ci chiede di cercare un’impossibile perfezione. Anzi, proprio l’assunzione della nostra fragilità, della nostra contraddizione e impotenza è la via privilegiata di una vera accoglienza “che accetta la sfida di ripartire sempre da zero”: quel distacco, che ci è chiesto prima o poi nei nostri rapporti più importanti, è anche un distacco dalla nostra presunzione di essere noi la salvezza dei nostri figli e dei nostri coniugi: “Noi piantiamo un seme che resta”, ma lo sviluppo di quel seme è sempre affare di un Altro, “non siamo noi a risolvere le domande dei nostri figli”. Come diceva Franco, il punto è che questi nostri figli possano vedere il nostro desiderio di un senso della vita, e ne possano partecipare nella loro libertà. Così, conclude Luca, il vero fattore di crescita “è che tu ti stupisci di ciò che accade”, in modo che la libertà diventa “partecipazione al desiderio”. Una partecipazione che è compito del figlio come dei genitori, sempre in cammino.

Un’esperienza di senso per tutti
Vi è in ciò una responsabilità che si mette in gioco anche nei rapporti con gli enti locali per costruire percorsi di affido in rete, come documentano le esperienze avviate da alcuni anni a San Donato e più recentemente a Bresso.
Ma anche quella stessa sete di significato che è necessaria per l’affido e l’adozione costituisce un criterio per ogni altra forma di accoglienza, come è stato lo scorso anno per l’emergenza Ucraina, e come può essere per l’accoglienza dei genitori anziani, come ha testimoniato Oriella, che ha avviato una rete amicale di sostegno a questa esperienza che “si è allargata in modo inimmaginabile”. “Non una parola di quello che si è detto qui – ha testimoniato Oriella – è estranea all’accoglienza dei genitori anziani. Se poi hai il genitore affetto da Alzheimer e non ne sei afflitto e schiacciato, le persone dal parrucchiere ti chiedono come fai. O ti rassegni e ci muori, oppure stai a questo desiderio di bene per l’altro, così come è. Sembra una perdita, e invece è la vocazione totale, di tutti. Ma la cosa importante è che esista un luogo così, come questa nostra amicizia”.
La conclusione di Sommacal ha ripreso questo punto: “È un’esperienza di essenzialità estrema: persone che ci richiamano che niente altro conta, dinanzi al destino della nostra vita. È la stessa sete di significato, che è amplificata per questi nostri vecchi come per i nostri figli”.