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Accogliere e accogliersi in famiglia

Il bisogno del figlio di sentirsi accolto e preferito non è altro che il mio stesso bisogno di sentirmi abbracciato e amato. Così avviene che accogliere è anche “accogliersi”, fin dentro il rapporto coniugale.

A questa esperienza ha dato voce, spessore e commozione, la testimonianza di Maria Elena ed Enzo Riboni in occasione della giornata di convivenza della Toscana. Provengono da due storie differenti – Enzo non è credente come Maria Elena, di cui dice “Ho incontrato una persona che ha una speranza che va oltre la nostra esistenza” -, ma analoghe perché segnate da un grande desiderio affettivo.

Dopo la nascita della loro prima figlia provano a iniziare il percorso dell’adozione, poi maturano la disponibilità all’affido. Arriva a casa una bimba che rimane con loro per 6 anni, e per la quale tuttora sono famiglia di appoggio. “Quando ho cominciato il percorso per l’adozione, mi sono spaventato ed ero perplesso – racconta Enzo – Temevo che destabilizzasse nostra figlia. Il rapporto con la figlia affidata si è creato ed è cresciuto nel tempo in modo molto forte: lei si è sentita difesa. E abbiamo sperimentato anche la gelosia dell’una verso l’altra, ma ha avuto ragione Maria Elena nel desiderare di fare questa esperienza”. Successivamente Enzo e Maria Elena si sono trovati di fronte a un momento di seria difficoltà di salute vissuto dalla loro figlia: “Scoprire questa fragilità mi ha colpito in modo particolare, ha investito il nostro rapporto, ma in questo senso è stata un’occasione straordinaria di essere insieme: se cedeva l’uno c’era l’altra e viceversa”, sottolinea Maria Elena. Enzo aggiunge: “La relazione all’interno della coppia la vedo come un’alleanza, un camminare insieme, un aiuto reciproco. Forse l’amicizia non c’è sempre, ma l’alleanza sì”.

Il percorso dell’affido e l’incontro con Famiglie per l’Accoglienza aiutano anche a guardare la propria storia personale con occhi diversi. “Le ferite del passato non scompaiono – aggiunge Maria Elena -, ma grazie al cammino con l’associazione ho capito che posso vivere così come sono e che può avvenire il miracolo del perdono”.