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Per l’umano e per l’eterno

Una trentina di famiglie provenienti dalla Svizzera italiana, francese e tedesca si sono incontrate per un weekend di convivenza presso la comunità delle Beatitudini di Venthône, nel canton Vallese.

A volte capita di vivere esperienze che rimangono nel cuore, perché mostrano che l’accoglienza non si esaurisce in un gesto, ma si compie pienamente quando diventa vita quotidiana.

È quanto abbiamo vissuto nei giorni trascorsi insieme alla Comunità delle beatitudini che ha fatto dell’ospitalità e della condivisione la propria identità.

Ogni famiglia ha avuto modo di presentarsi e raccontare perché avesse scelto di essere lì. Più volte, durante i racconti, è emersa una consapevolezza comune: l’accoglienza non può esistere se vissuta da soli. Solo dentro una compagnia,  dentro un’amicizia che fiorisce dal riconoscere un comune destino di bene,  nasce la possibilità di affrontare anche ciò che inizialmente appare impossibile. La comunità diventa così un luogo dove il cuore trova l’energia necessaria per rimettersi in moto, ma anche una benefica pacificazione, una letizia condivisa che rafforza la certezza del cammino.  E’ in questa compagnia consapevole che le relazioni mostrano tutta la loro forza.

Una coppia di amici di Milano, testimoniando la propria esperienza, ha raccontato come nel rapporto con i figli, soprattutto in età adolescenziale, spesso ci si trovi davanti a una scelta: fare la cosa giusta o salvare la relazione con loro. La sfida vera è imparare a fidarsi del figlio, non in senso generico : occorre fidarsi della capacità del suo cuore di riconoscere il vero. Con i tempi che non sono i genitori a decidere, attraversando anche il dolore di momenti in cui ciò sembra non accadere. E non da disperati, ma fino alla consapevolezza che, se Dio chiede grandi dolori, è certamente per un bene più grande. Ma come si può arrivare a questa coscienza? Come si arriva a riconoscere che nell’accoglienza c’è sempre un guadagno? I nostri amici di Milano ci hanno raccontato che ciò può avvenire perché,  pian piano, in ogni passo di questo cammino si scopre che ciò che si guadagna davvero è Cristo, la relazione con Lui. È Lui che poi compie l’opera di cui noi siamo solo strumento.

Il bel tempo ci ha anche regalato un pomeriggio di cammino tra le vigne di Venthône insieme ai nostri bambini. È stato sorprendente vederli così legati, nonostante durante l’anno abbiano poche occasioni di incontrarsi, sparsi come sono nei diversi cantoni. Si percepiva chiaramente il loro desiderio di stare insieme, di aiutarsi nel cammino, di coccolare i più piccoli e chiacchierare con i grandi.

La domenica è stata anche l’occasione per raccontarci le diverse iniziative nate dall’impegno personale di alcuni di noi: associazioni presenti a livello cantonale e federale capaci di incidere concretamente sulla vita pubblica e sulle decisioni politiche. Un risultato significativo di questa collaborazione comune è stato, per esempio, il ritiro della proposta di legge che avrebbe vietato le adozioni internazionali. Un traguardo reso possibile grazie al lavoro congiunto tra famiglie, associazioni e istituzioni.

Dentro questo orizzonte, che spesso si apre davanti a noi in modo inatteso, anche le fatiche si illuminano, l’operare acquista senso e le amicizie che nascono diventano un dono prezioso. Guardando i nostri figli, ascoltando le storie degli amici, ci riconosciamo sempre più in una certezza: l’accoglienza è la dimensione naturale della famiglia. E, quando viene vissuta insieme e fino in fondo, fa fiorire l’umano. E con esso, l’eterno che lo abita.

Elena Bagnoli