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Accoglienza: un’esperienza possibile e sempre nuova

Il 25 ottobre, nella Sala D’Annunzio dell’Aurum di Pescara, si è tenuto l’incontro “Accoglienza: un’esperienza possibile e sempre nuova”, programmato nell’ambito del Mese dell’Affido e dell’Accoglienza che ogni anno l’Equipe Territoriale Integrata Affido e Adozione del Comune di Pescara organizza in collaborazione con la rete delle associazioni di volontariato sensibili a questi temi.
Dopo un calendario ricco di eventi, come momento conclusivo del mese, su iniziativa dell’Associazione Famiglie per L’Accoglienza, si è scelto di affrontare il tema attraverso la presentazione del testo di Luigi Giussani “Il miracolo dell’ospitalità”. Agli ospiti, Germano D’Aurelio in arte ‘Nduccio, comico cabarettista, ma anche musicista e cantautore pescarese e Cristiano Verziere della Comunità Papa Giovanni XXIII, è stato chiesto di leggere il libro e di offrire al pubblico, in base alle proprie sensibilità e esperienze, uno sguardo sull’accoglienza. Ha moderato l’incontro il presidente nazionale di Famiglie per l’Accoglienza Luca Sommacal, presente anche Marco Bulferi, referente dell’associazione per le regioni Abruzzo e Molise.
Il Sindaco Carlo Masci e l’Assessore alle Politiche Sociali e per la Famiglia del Comune di Pescara Adelchi Sulpizio, hanno sottolineato come solo attraverso la collaborazione e la disponibilità di un’intera comunità si riesca ad assicurare l’accoglienza, presso le famiglie, di bambini in condizioni di bisogno. Proprio in relazione all’importanza della comunità e di una compagnia, Luca Sommacal ha ricordato come il testo, nato dai dialoghi di don Giussani con le famiglie che si trovavano insieme per accompagnarsi nell’avventura dell’accoglienza, intende proporre questo come valore culturale da recuperare perché foriero di crescita umana. Don Giussani era stupito e commosso di questa crescita e sensibilità sia nelle famiglie accoglienti, sia in coloro che anche dal di fuori, per osmosi, erano contagiati positivamente, aprendo il proprio cuore a tanta bellezza.
Molto coinvolgente è stato l’intervento di Cristiano Verziere che vive un’esperienza comunitaria nella “Papa Giovanni XXIII” e ha testimoniato la verità che traspare dal libro e quanto possa essere profondo quell’abbraccio senza remore, che accoglie tutto. “Ospitare è il Miracolo perché il miracolo è nella quotidianità e nel cambiamento. Se chi ci guarda inizia a farsi delle domande significa che inizia a cambiare; se chi è accolto rifiorisce, come ho potuto vedere dalla mia esperienza, anche chi accoglie con gratuità, aprendo le porte all’ospitalità, inizia a cambiare, perché è in rapporto più stretto con Dio che ci aiuta a guardarci dentro e a capire meglio chi siamo”, ha affermato Verziere.
Cristiano ha inoltre evidenziato come nel testo si afferma che la gratuità porta al perdono, cioè alla capacità di accogliere completamente la diversità e che anche il più provato e ferito dalla vita può dare tanto, infatti Don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XIII, diceva che l’accoglienza è prima un atto di giustizia e poi di pace e carità, perché non avere una famiglia è ingiusto.
Poi ci ha lasciato con una bellissima metafora sull’accoglienza: la barca dei pescatori che con speranza va in mare, cioè la famiglia che decide di fare accoglienza, che si lancia in quest’avventura perché segue Dio, anche se tante sono le difficoltà (il mare).
Questa meravigliosa immagine è stata ripresa attraverso una sorpresa inaspettata per il pubblico, la commovente canzone “Borgo Marina”, cantata dall’autore Germano d’Aurelio insieme all’amico Peppe Fidelibus. Il testo cita Sant’Andrea e la Madonna che vegliano dall’alto sui pescatori in mezzo al mare, quindi anche nella fatica si può alzare lo sguardo; prima o poi diventa giorno e si può tornare al porto, dove le mogli aspettano, quindi continua la metafora, l’importanza di una comunità, di una compagnia, fondamentale per sostenere le fatiche, famiglie che condividono e pregano in un comune cammino.
L’importanza dell’amicizia fraterna e dell’accompagnarsi è stata ben sottolineata da Germano, in arte ‘Nduccio, che, dietro l’immagine di comico, cela una grande sensibilità umana, da 24 anni sostiene anche una comunità in Togo con 850 bambini: “Abbiamo bisogno di fratelli che ci sostengono e accompagnano nella quotidianità. La parola compagno deriva dal latino cum-panis, colui con cui si spezza insieme il pane, quindi un valore cristiano ma anche inteso come esperienza comune di condividere il buono e il meno buono”.
“Anche la parola accoglienza tanto ripetuta nel testo di Giussani – ha spiegato ‘Nduccio – è simbolica di un movimento, qualcosa o qualcuno che si porta verso sé stessi, come quando si coglie un fiore”.
Se l’adozione è un bellissimo mistero pieno di coraggio e fiducia, se l’affido è dare in custodia qualcuno di caro a chi ha maggiori capacità di cura, per ‘Nduccio l’esempio a cui ispirarsi è San Giuseppe, padre adottivo e grande educatore silenzioso.
Don Giussani, come si legge nel testo, spiega che nel il gesto dell’accoglienza c’è “condiscendenza” termine che si addice unicamente a Dio, in quanto scende per raggiungerci là dove siamo, senza doverci cambiare per forza, ma amandoci e abbracciandoci totalmente.
Il Presidente Luca Sommacal, citando Papa Leone XIV, afferma che c’è una reciprocità nell’accoglienza, nell’ospite e in chi ospita: non è solo un gesto a senso unico, ma un dono reciproco dove anche chi accoglie si apre ad essere accolto e trasformato. Non a caso la parola “ospite” deriva dal latino “hospes”, che fin dall’antichità aveva un doppio significato, sia “colui che accoglie” che “colui che è accolto”.
L’amore costruisce e permane nel tempo, questa è stata la conclusione della coinvolgente testimonianza di Biancamaria e Fabrizio, una coppia che con tanta buona volontà ha saputo trasformare la diffidenza di due fratelli a loro affidati in un rapporto più stretto di collaborazione, stima e affetto. La determinazione di voler essere famiglia ha permesso di costruire ottimi rapporti anche con la famiglia d’origine, diventando un’unica squadra che collabora con gli stessi obiettivi di bene.
Il trasformarsi delle vite, questo miracolo testimoniato nel testo, è l’evidenza che c’è un Dio che agisce e che non abbandona mai.

Emanuela