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“Il tuo cuore è uguale al mio”: incontro con Rosetta Brambilla

Tu hai fatto tutto questo male, ma non sei questo, il tuo cuore è come il mio !” Così Rosetta raccontava a Senigallia, sabato 16 dicembre, all’incontro con Famiglie per l’Accoglienza delle Marche.

Al termine dell’incontro, con una forte commozione, le persone presenti al Seminario di Senigallia hanno ringraziato Rosetta Brambilla dell’esperienza che ha condiviso con loro sul tema “La povertà nell’accoglienza, da cosa nasce?”. Una commozione generata dal racconto della sua vita in cui è stata aiutata dall’inizio ad abbracciare il dolore, che fin dalla tenera età ha toccato la sua vita. Lo stesso dolore che racconta di abbracciare nelle favelas che è “un pozzo di dolore e di umanità”, umanità da abbracciare come presenza di Dio, che si è fatto uomo per essere abbracciato nel bisogno che ognuno di noi incontra quotidianamente.

Rosetta, nel raccontare la sua esperienza, il suo incontro con don Giussani, nel ripercorrere la sua storia fino alla sua partenza per il Brasile, nel marzo del 1967, 50 anni fa, ha testimoniato come tutto sia nato dallo sguardo vissuto su di sè, sguardo che oggi lei vive su tutti quelli che incontra e sulla realtà tutta. La sua è un’esperienza di povertà come domanda di aver un cuore spalancato a Cristo, a cui implorare “Vieni”, nella quotidianità della vita. Il suo è un cuore spalancato ai bambini e alle mamme che incontra. Nelle opere educative e di accoglienza da lei nate, i bambini accolti sono voluti bene, come sono volute bene le mamme, che per poter poi volere bene ai propri figli devono “provare un amore su di sè che non hanno mai potuto provare”.

Tutto questo è sostenuto dall’aver sperimentato la gratitudine di Cristo nella sua vita, che le consente di vivere nella favela con lo sguardo ricevuto da don Giussani, che poi ha capito essere lo sguardo di Cristo, sguardo che l’ha accompagnata nella propria vocazione e nella propria vita di tutti i giorni, con i suoi bambini e le sue mamme di Belo Horizonte.

Proprio questo sguardo ha interrogato Marcelo, il capo della favela e della “boca” dove vendono la droga, durante una festa, quando Rosetta passandogli accanto lo guardava. Alla fine della festa mentre stavano sistemando la stanza, Marcelo è rimasto e ha chiesto a Rosetta “Perché mi guardavi? (…) Lo sai che la settimana scorsa ho rubato qui il ricavato della lotteria, ho ucciso tizio, caio e sempronio, ho sparato a mia moglie sui piedi?”.  Rosetta gli ha detto: “Tu hai fatto tutto questo ma non sei questo, io ti ho guardato non per quello che tu hai fatto ma per quello che tu sei, guarda Marcelo il tuo cuore è uguale al mio cuore, desidera Dio e sei immagine di Dio”. Marcelo ha risposto: “Mi aiuti a cambiare? Posso venirti a trovare?”. “Vieni!”. E dopo sette giorni Marcelo è stato ucciso, racconta Rosetta.

La gratitudine per l’incontro con Rosetta ha subito permesso un dialogo sull’esperienza che alcune famiglie stanno vivendo e ha fatto tornare a casa tutti, anche le tante famiglie nuove, con la certezza della possibilità per tutti di vivere pienamente la propria esperienza in famiglia e con chi accogliamo nelle nostre case. Grazie Rosetta.