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Accoglienza e gratuità, la storia di una famiglia e di un’opera: la Pars

Lora: “Capisco sempre di più il valore dell’accoglienza perché mi scopro io stessa amata, e perché questa misericordia mi permette di ricominciare ogni volta. Per me non è tanto una consapevolezza immediata, piuttosto un lavoro continuo ”.

josè-berdini Lora è sposata da 26 anni con José Berdini (nella foto), responsabile della Pars, cooperativa sociale per il recupero dei tossicodipendenti che ha sede a Corridonia (Macerata). Lora e Josè sono stati invitati da Famiglie per l’Accoglienza Regione Toscana per una testimonianza in occasione della giornata di convivenza del 10 gennaio scorso.

Lora: “Fin dall’inizio del nostro matrimonio, volersi bene è stata l’intuizione di qualcosa di più grande di noi: a seguito della richiesta di amici abbiamo cominciato a fare varie accoglienze”. Un ragazzo uscito da una comunità terapeutica, una ragazza madre con la sua bambina, un’intera famiglia di amici. “Ho vissuto queste situazioni con serenità, come segno di gratitudine per chi ci aveva chiesto di aiutare queste persone”.

pars_foto_interno Nel frattempo nasce la Pars, un’opera che oggi è cresciuta tantissimo, fino ad abbracciare tutti i vari aspetti e dimensioni del percorso di recupero, nel cui campo sperimenta e introduce metodi innovativi , e che gestisce varie comunità residenziali e centri diurni.  Nasce anche il Villaggio San Michele Arcangelo, sulle colline di Corridonia, e lì decidono di andare ad abitare sei famiglie, fra cui i Berdini, tutte in vario modo coinvolte con la grande avventura della Pars. Il passaggio è importante e non mancano le situazioni difficili con i ragazzi avuti in affido: “Ho capito da questa esperienza – ha detto Lora – che fatica e avversità mi sono state date per capire di più la gratuità”.

“Di fronte alle cose che avvengono noi siamo i primi a non  credere al miracolo del cambiamento”: Josè Berdini ripercorrendo la sua storia personale e quella della sua opera – che sono al centro di un volume firmato da Salvatore Abbruzzese “Il miele e la neve” – ha offerto spunti e lanciato provocazioni appassionate. “La nostra misura normale non è la misericordia, se va bene è la nostra preoccupazione. Laici o cristiani, per noi c’è un fatto oggettivo, che siamo sempre salvati e che tentiamo di far combaciare i nostri atti con una possibilità di salvezza”. Indispensabile per aiutarsi in questo cammino è che ci sia “un’istituzione”, come l’ha chiamata: “Per voi è Famiglia per l’Accoglienza, di cui mi sento un po’ parente, un ambito in cui avere un ordine, un regola, un criterio che sostengano l’esperienza”.