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“Le difficoltà non ci hanno impedito di vivere al cento per cento”

La breve testimonianza di Stefano ed Elena, genitori adottivi di un ragazzo tredicenne, in occasione del Meeting di Rimini

Lunedì 21 agosto, nello stand di Famiglie per l’Accoglienza al Meeting di Rimini, Stefano ed Elena hanno raccontato l’esperienza della loro adozione di un ragazzo.

Elena ha iniziato a raccontare: “L’aver accolto, quattro anni fa, nostro figlio adottivo – che aveva tredici anni e una vita importante e dolorosa alle spalle – è stato talmente sfidante alla nostra vita che oggi possiamo dire che noi siamo stati scelti: lui era proprio per noi, una grazia. Le difficoltà, che sono state molte a partire dal rischio giuridico ancora in corso, non ci hanno impedito di vivere la vita al cento per cento. Qualche volta ci hanno messo di fronte ad un bivio: la vita come l’avrei voluta o la vita come mi era posta davanti. Questa esperienza mi ha permesso di diventare più umile, non posso cioè avere tutto quello che voglio neanche per mio figlio, e accompagnata, da alcuni amici. Posso ora dire che tutto questo il Signore me lo ha dato per farmi crescere e fare un pezzo di strada”.

Stefano ha continuato: “Questi quattro anni di rischio giuridico ci hanno fatto arrabbiare tanto. Ma mi sento un privilegiato ad averli vissuti con nostro figlio, che ogni giorno sceglieva di stare con noi. Un amico sacerdote ci diceva: ‘Questi bambini che ricevete dovete essere pronti a riconsegnarli al Signore perché non sono vostri’. Questa cosa non l’avevo capita. Ma ora, dopo questi quattro anni in cui ho dovuto pensare ragionevolmente che mio figlio poteva da un momento all’altro ritornare in un altro posto, mi è chiara. Ho fatto esperienza di come i nostri figli non sono nostri, ci sono donati.

Accompagniamo nostro figlio ad accorgersi che nella realtà c’è già tutto e che la cosa più importante per un uomo è essere amato ed avere degli amici che aiutano e sostengono; presenti nei momenti in cui servono, non che gli diano solo pacche sulle spalle. Come quelli che abbiamo avuto noi. Così il rischio giuridico è diventato un’opportunità grande per vivere il rapporto con nostro figlio. Saprà il Signore se lui diventerà un calciatore – come desidera – o un ingegnere o un giardiniere. Questo non è importante per noi ed è quello che gli diciamo sempre”.