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“Vorrei poter vedere anch’io quello che sta guardando Benedetta”.

Domenica 28 gennaio a Villatora, Famiglie per l’Accoglienza Padova si è ritrovata per ascoltare la testimonianza di Paola, Sergio e della loro figlia Benedetta.

Domenica 28 gennaio a Villatora, Famiglie per l’Accoglienza di Padova e Venezia  si è ritrovata per ascoltare la testimonianza di Paola, Sergio e della loro figlia Benedetta. Paola e Sergio ci hanno raccontato di quando nel 1991, con un bimbo di poco più di anno sono partiti per Arna, un piccolo villaggio dell’Uganda, dove hanno vissuto 5 anni. Una storia decisamente fuori dal comune, anche se “finché la vivi, ti sembra una cosa normale”, ha detto Paola. La loro vocazione missionaria è nata da giovani sposi e l’hanno conservata come un piccolo seme per tre anni e poi gli “è scoppiata tra le mani”, grazie anche all’amicizia di Padre Tiboni e di Rose Busigye.

“Rose è stata la porta che mi ha permesso di entrare in quella realtà”, dice Paola, grazie al metodo “don Giussani: stare di fronte a quello che ti accade nella realtà, con l’apertura che ti permette di vedere la realtà per quello che è, mettendoti in gioco con l’altro. Di fronte alla povertà estrema, alle difficoltà e al bisogno dell’altro, a un certo punto capisci”, ci hanno detto Paola, “che non sei tu la risposta al bisogno che hai davanti. E allora capisci che la domanda grande che hanno le persone che vai ad aiutare  è la stessa che hai anche tu, ed è una domanda di senso”. “Se ci lasciamo condizionare dalle difficoltà, dalle paure o dalle angosce”, ha sottolineato Sergio, “che vita sarebbe? Di fronte all’intuizione di una cosa vera, non sono le difficoltà che ti fanno smettere di pensare a quell’intuizione. Anzi ti aiutano ad approfondire”.

Questa preziosa esperienza di accoglienza, apertura, sguardo positivo sulla realtà, affidamento al Signore e alla storia buona di amici che li hanno sempre accompagnati, di fiducia nella Provvidenza – che si è sempre manifestata, a volte in modo miracoloso -, tutta questa ricchezza, che Paola e Sergio hanno maturato in Africa, sta ora continuando nella vita, nelle trame di rapporti e nei bisogni dell’associazione. Benedetta, la loro seconda figlia, ha oggi 24 anni ed è da poco ritornata anche lei dall’Africa dove ha lavorato nel reparto di natalità di un ospedale. Avendo sempre vissuto  l’esperienza dei genitori come una preziosa eredità per tutta la famiglia, ha voluto sperimentare di persona non appena le è stato possibile. Ci ha spiegato di come la realtà fosse molto diversa rispetto al suo progetto. “Il nostro obiettivo era legare con i bambini, e non ci riuscivamo, perché loro non avevano mai visto dei bianchi e avevano il terrore di noi. Avevamo preparato di tutto per coinvolgerli, ma abbiamo dovuto svuotarci del nostro pregiudizio, dei nostri progetti e abbiamo cominciato a chiederci perché nella vita si facevano certe cose. Non potendo relazionarci direttamente con i bambini, abbiamo pensato di fare altro, così ci siamo messi a dipingere la pediatria, che ne aveva estremo bisogno. Poi i bambini sono arrivati. Volevo vivere quell’esperienza fino in fondo,” ha aggiunto Benedetta “e allora quando il mio progetto non funzionava, mi sono messa nei panni dell’altro e le cose sono cambiate”.

Questo si vedeva anche dal suo sguardo, come ha detto un’amica di Paola che, di fronte alla foto di Benedetta  in Africa, ha esclamato: “Vorrei poter vedere anch’io quello che sta guardando Benedetta”.