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Foto di Davide Boffi

Fare esperienza di un luogo che allarga l’orizzonte e rilancia la vita

L’editoriale di Marco Mazzi sulla Lettera Periodica 105.

Silvia non sapeva che sarebbe stata così dura, che quel sì detto tanti anni fa adottando sua figlia sarebbe stato così carico di imprevisto e di fatica. Non sapeva che amare la libertà dell’altro, tornare ad accoglierlo – dopo tante liti, scelte diverse, la fuga, i legami affettivi, il buttarsi via -, avrebbe segnato un tempo della vita e fatto emergere una ferita che tanto amore e sacrifici non avevano potuto colmare. E poi quel tarlo continuo: «Dove ho sbagliato, dove abbiamo sbagliato? Perché non sopporto più certe frasi che lacerano dentro? Mi sembra di non riuscire, è un fallimento… ». Pensare di non essere la persona giusta, la mamma adeguata, quella che sa accogliere sempre: un tarlo che scava gallerie profonde nel nostro cuore, nella nostra giornata e apre una costante misura cattiva, arida, cinica, fino a minare le cose più preziose, come l’unità tra marito e moglie. Poi succede che si trova la forza di aderire a un suggerimento del marito: «Vai con loro, vai a quell’incontro, fidiamoci di questi amici che non ci lasciano». E riaccade, riaccade un sussulto di consegna di sé, uno sguardo che torna a vedere i colori e una profondità di significato, se non ancora di pace, una certezza …

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