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Amare l’origine dei figli, nella pazienza di un dialogo.

Adozione, cosa tiene insieme il prima, l’adesso e la prospettiva futura? Appunti dall’incontro del 26 gennaio a Torino delle famiglie che vivono o sono interessate ad adozione ed affido.

Come i nostri figli raccontano la loro storia? Come la cogliamo noi? Qual’è il nostro rapporto con la loro famiglia di origine? Cosa tiene insieme il prima, l’adesso e la prospettiva futura? Questi alcuni temi di lavoro, per questo nuovo anno, del gruppo adozione, aiutati anche dalla visione di un film- documentario con le testimonianze di figli, ormai grandi, che tornano nel Paese di origine.

Si scopre così una fragilità di noi genitori a stare di fronte alla storia dei nostri figli, ma anche la scoperta che in ogni nostra storia personale c’è un inizio di bene, insieme a ferite e fatiche. “Quella storia particolare non ci determina, io sono di più della storia che mi è toccato di vivere” dice Luca. C’è qualcuno che mi vuol bene più di quanto posso volermene io, che può e sa abbracciare anche il male, i limiti di chi non è riuscito a rimanere. Occorre fare pace con la nostra origine, con quella dei figli che ci sono dati e che raccontano, anche senza parlare, con sguardi e gesti, il loro bisogno di sentirsi dire “Io ci sono per te”.

E allora, come emerge nel gruppo affido, ci vuole la pazienza. “La pazienza è la capacità di dialogare col limite e l’impaziente non lo vuole, perchè non è capace di questo dialogo. La pazienza è una beatitudine, è la virtù di chi cammina, non di chi è fermo e deluso”: queste parole di Papa Francesco hanno aperto il dialogo e il racconto, scoprendo anche qui la “fragilità di noi genitori di stare di fronte alla fatica dei figli, allo sconcerto di non potersi sostituire alla loro fatica e questo ci ferisce e blocca. Ma poi capisci che nella vita di chi amiamo c’è una possibilità di bene che va oltre quanto possiamo fare per loro”, così racconta Cristina, nella certezza alimentata dal dialogo paziente che ha visto accadere nella sua vita, lei bambina e ragazza affidata, adesso giovane mamma.

E risulta così evidente ai presenti quel “filo rosso” che unisce tante esperienze, anche quelle più “limitanti”; che gli da un significato, non da subito chiaro, ma che nel tempo si è svelato e si svela. Da qui nasce, così, anche la speranza per il futuro di tutti i nostri figli: in un dialogo paziente, anche fra noi.

Prossimo appuntamento
Sabato 23 febbraio: il dialogo continua.