News

Alcuni spunti dall’incontro sull’accoglienza del bambino maltrattato

Il tema affrontato lo scorso 4 maggio con il dott. D’Errico è un tema complesso per i suoi risvolti umani ed emotivi. La decisione di affrontarlo nasce dal desiderio di sostenere le famiglie che hanno deciso o possono decidere di accogliere un minore di cui già si sanno dei vissuti di maltrattamento o che, come spesso accade, in un contesto accogliente e di cura familiare, comincia a raccontare fatti e particolari della sua storia ancora ignoti.

Conoscere i possibili vissuti e comportamenti di questi bambini vuol dire anche diminuire o contenere le paure che queste sofferenze possono scatenare ed aiutare le famiglie a guardare i figli e ciò che accade con più consapevolezza e speranza.

La notevole esperienza del dott. Alfonso d’Errico, psicologo e psicoterapeuta, conosciuto da molte famiglie in un rapporto di stima, e della dott.ssa Enza Cerullo, hanno aiutato ad un approccio non solo teorico degli argomenti, ma anche realistico e fiducioso, nella possibilità di accompagnare e curare questi bambini e adolescenti. I racconti di tre famiglie che hanno abbracciato queste storie sono stati contributi importanti di concretezza e di speranza.

Una mamma affidataria descrive bene i sentimenti nati dal racconto improvviso della bimba accolta, che non sa di essere cresciuta nella malvagità e che inizia a capire cosa ha vissuto. “Abbiamo scelto di stare in questa sofferenza con te, di caricarci di quel dolore che nessuno ti aveva mai aiutato a portare, abbiamo provato a farlo. Tutto questo disprezzo ti ha insegnato che non vali, che non conti, che non esisti nel cuore di nessuno , questa è la violenza più grande: non aver potuto imparare l’amore e la fiducia. Invece esserci, ascoltare e piangere con te ha aperto nuove strade, ha fatto sentire te degna dell’amore e delle cure di una mamma, di un papà e sentire noi strumenti di speranza.  Il contatto con la tua sofferenza ha cambiato tutti noi, ma soprattutto ci hai cambiati tu, perché sei la prova vivente che la vita è un dono immenso, che i legami salvano, danno senso, curano le ferite e ci rendono migliori”.

La capacità di chiedere aiuto è un punto di forza individuato da un altro papà adottivo, che riconosce come “l’amore verso nostro figlio è nato subito, ma da soli l’affetto e il sentimento non bastavano ed è stato importante il supporto di alcuni amici dell’Associazione che ci sono stati sempre a fianco nei momenti difficili e di specialisti a cui abbiamo chiesto aiuto, come la psicologa che ha seguito lui e noi e l’assistente sociale, con cui si era instaurato un buon rapporto. Anche il rapporto tra noi coniugi è stato fondamentale nell’accoglienza. Nostro figlio ha potuto vedere due persone che vivono un rapporto paritario, pur nella loro specificità, e che sono in grado di affrontare anche delle discussioni sui differenti modi di approcciare i fatti che accadono senza mancarsi di rispetto. In questi anni il rapporto con nostro figlio ha visto uno di noi in prima linea ed il secondo a supporto ed i ruoli si sono spesso scambiati. Ognuno di noi ha dovuto avere la capacità e l’umiltà di capire quando è il momento di fare un passo indietro ed essere di supporto al coniuge.”

Storie diverse, famiglie diverse, situazioni diverse, ma con tanti punti in comune, come la cura e la dedizione di una compagnia paziente e umanamente intelligente, capace di stare accanto a questi ragazzi portando il loro dolore e le loro cicatrici e i loro tempi. L’unità di coppia fatta di dialogo e di rispetto dei reciproci ruoli. E anche il fondamentale supporto dei servizi sociali e dei tecnici sanitari oltre alla rete di amicizia preziosa, dentro le associazioni di riferimento.