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“Due ore senza internet ed ho conosciuto delle persone stupende qui in casa”.

Incontro con Simona Sarti a Pescara il 12 ottobre scorso nell’ambito del Mese dell’Affido: il racconto di Marco Bulferi

Davvero interessante e di grande aiuto l’ultimo incontro organizzato da Famiglie per l’Accoglienza a Pescara lo scorso 12 ottobre 2019 nell’ambito del “Mese dell’Affido”, giunto ormai alla quarta edizione in un crescendo di appuntamenti, ideati dai Servizi Sociali della città con la collaborazione delle Associazioni Familiari. La Dott.ssa Simona Sarti, assistente sociale dell’ASL di Bologna, esperta di dipendenze patologiche, è intervenuta sull’importante tema del rapporto tra “genitori e figli immersi nel Web”.

L’argomento era molto sentito, perché è facile avvertire, come genitori, un fastidio per l’invadenza di queste nuove tecnologie e la distanza che facilmente viene a crearsi con i ragazzi, che, normalmente molto più di noi, considerano impossibile vivere senza collegarsi in rete.

L’attesa è stata ampiamente ripagata in un incontro di più di due ore, arricchito da molte domande, slides e video davvero interessanti, caratterizzato dal tentativo di favorire un cambiamento della posizione ed atteggiamento che ciascuno di noi ha verso queste novità, in un percorso di approfondimento anche specifico della materia.

Se da un lato è stato perentorio l’invito della Dott.ssa Sarti, ampiamente motivato, ad evitare categoricamente che i minori di 10 anni siano dotati di qualsivoglia strumento (definito efficacemente “baby-sitter” virtuale) che consenta loro di navigare in Internet, più articolato è stato l’approfondimento delle problematiche relative ai maggiori di tale età. La posizione da cambiare, nel caso degli adolescenti, è sia quella di chi ritiene di non capire nulla di queste cose senza impegnarsi minimamente, sia quella di chi, perché genitore giovane e quindi “tecnologico”, ritiene tutto normale e comunque da accettare senza problemi, lasciando, in entrambe le ipotesi, poco o tanto, i ragazzi in balia del Web.

Il messaggio che forte e chiaro è pervenuto, è quello di mettersi in rapporto con i figli per capire cosa effettivamente vivono durante i loro collegamenti in rete, quali esperienze stanno vivendo mentre giocano in mondi virtuali che sembrano essere inaccessibili per noi. Tutto questo non per uno sforzo genitoriale, ma per un’avventura da vivere assieme a loro, in una posizione di apertura e di curiosità verso i loro tentativi che sono sempre espressione di un desiderio di ricerca della propria identità, di affermazione e ultimamente di ricerca di felicità e di compimento. In questo è stato anche interessante il riferimento ai figli accolti in affido e in adozione, per i quali anche la trama di qualche gioco elettronico (uno in particolare, di cui è stata proiettata una presentazione) diventa spesso uno spunto per compiere addirittura un viaggio esplorativo nella propria vita, virtuale ma pur sempre reale per loro, con punti di contatto con la propria esperienza.

In ogni caso è stato chiaramente affermato dalla Dott.ssa Sarti, che un uso eccessivo/patologico di questi strumenti ha sempre un’origine precedente, in qualcosa che non va nella vita del ragazzo, rispetto al quale la tecnologia può diventare un rifugio, un’evasione oppure uno scarico di rabbia accumulata per altre motivazioni. Spesso è un vuoto che parte da un dolore.

In conclusione la simpatica esortazione della slide finale a non arrivare al punto in cui i figli possano dire: sono rimasto due ore senza connessione internet ed ho conosciuto delle persone stupende qui a casa, che dicono di essere la mia famiglia!

Marco Bulferi