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Rossano: “Non si va avanti in automatico dopo la prima accoglienza”.

Il punto sorgivo dell’accoglienza. Il 9 novembre le famiglie del gruppo adozione e quelle del gruppo affido di Milano hanno ascoltato la testimonianza di Roberta e Rossano Santuari, famiglia che ha vissuto e vive molte accoglienze. Qui brevi appunti.

Una cena in condivisione ed amicizia: una cinquantina di famiglie di Milano si sono ritrovate per ascoltare la testimonianza di una famiglia che ha vissuto e vive molte accoglienze. Un’occasione di confronto e di paragone con alcune domande libere finali. Mentre i bambini, in un’altra stanza, vedevano un film con alcuni adulti.

Rossano: “Mi ritengo un convertito dell’accoglienza. Non era nelle mie intenzioni iniziali ed immaginazione di percorso di matrimonio. E mi sento anche un ripetente anche perché non si va avanti in automatico dopo la prima accoglienza. Avrei desiderato ordine e programmabilita delle cose della vita ed è stato il contrario.

In tutto questo, che non è capitato per caso neanche per la mia personale crescita, mi accorgo che la dinamica di queste scelta è stata una attrattiva. Sostenuta dalla possibilità di accompagnarsi con amici che sono per me una attrattiva. Alcuni, soprattutto, alcuni amici ‘ultimi arrivati’ portano una freschezza del gusto di vita che è interessante per me”.

Roberta: “Io e Rossano abbiamo iniziato una avventura di matrimonio che negli anni ci ha portato ad accogliere 19 tra bambini e ragazzi. E’ stato per un di più, non programmato e per una proposta che ci veniva fatta e che sentivamo per noi. Ma questo non tragga in inganno: a volte nell’accoglienza esce anche la nostra meschinità ed il nostro non essere capaci di volere bene.

Ogni volta, ogni accolto ci ha costretto ad un lavoro su di noi. E’ un percorso che continua e che sempre chiede di riferirsi ad una appartenenza che si vive, ad un cammino buono che il Signore ti dà”.