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Si ricomincia dalle piccole cose di ogni giorno

Sabato 18 aprile si è svolto l’incontro mensile dell’associazione in modalità on-line. Un nuovo modo di “vedersi” al quale, in questi tempi di Covid-19, ci stiamo abituando un po’ tutti. Collegate una cinquantina di persone da Torino, Asti, Alessandria, Cuneo e Aosta.

Il desiderio di raccontarsi in questa situazione così particolare che si sta vivendo è evidente.

Iniziano gli amici che nell’ultimo mese sono stati colpiti dal virus: c’è chi è risultato positivo ed è dovuto stare in isolamento lontano dalla famiglia per più di 20 giorni, chi è stato ricoverato in ospedale in condizioni critiche, ma ora è guarito e chi è rimasto a casa con i figli in isolamento. Nei racconti anche drammatici di quei momenti l’esperienza di un bene, nonostante tutto, anzi del desiderio di vivere ogni circostanza in modo più vero.

Antonello racconta di come questo periodo in isolamento è stato per lui anche un tempo per prendersi cura di sé e che ha capito di più che doveva imparare a vivere quello che accadeva nel quotidiano; Stefano di come pur nella fatica non si sia mai sentito solo, ma sempre accompagnato da tanti messaggi e preghiere di amici.

E come sono stati i figli in queste situazioni? Questa una delle domande ricorrenti. Una mamma racconta di come la figlia, nei giorni più difficili da sole a casa, ad un certo punto ha esordito con la frase: “Sei fortunata ad avere me in questi giorni, perchè non sei sola” e di come questa osservazione sia stata l’occasione di riguardare alla figlia con occhi nuovi e come un dono gratuito.

C’è chi ha quattro figli e simpaticamente ammette che desidererebbe ogni tanto stare un po’ in isolamento, ma che anche in questa fatica della convivenza accade l’imprevisto : un figlio che viene a chiederti se vuoi un caffè e quel semplice gesto ti commuove.

Pia sottolinea che la cosa che sta capendo in questo tempo di isolamento in casa è che “i tempi si sono dilatati, ma vivendo in uno spazio ristretto oltre a incontrarsi, con l’altro in casa con te, accade anche di scontrarsi: emerge così il bisogno di perdonarsi. A volte questo passa anche attraverso il gesto semplice di mio figlio che dopo una litigata magari non chiede scusa, ma mi porta semplicemente una tazza di the”.

Altri amici raccontano il loro rientro in Italia dopo l’adozione del figlio, prima che scoppiasse la pandemia, e di come questi giorni in isolamento a casa sono una ulteriore occasione per rinforzare il legame con il nuovo arrivato e tra loro.

Una amica ammette con grande sincerità che nei giorni in cui aumentavano i contagi nel suo paese si è accorta di come aumentava in lei la paura di morire. Come uscirne? Ricominciando a pregare. In molti raccontano di come la preghiera e i momenti della Quaresima vissuti con Papa Francesco sono stati fondamentali: la domanda “Perchè avete paura? Non avete ancora fede?” ritorna alla mente e Agnese dice “ho capito che ciò che posso fare qui a casa è preghiera e servizio e che ciò che seminiamo lo vedremo magari fiorire dopo anni, come è successo per il nostro primo figlio in affido che dopo tanti anni di fronte alla morte di un caro amico sacerdote per Covid-19, riconosce  finalmente il bene che è stato quell’uomo per la sua vita”.

Carmelo in modo semplice sintetizza ciò che ognuno sta testimoniando: “sono tempi in cui si ricomincia a dare valore alle cose piccole e anche banali, cercando di fare al meglio quello che ci è chiesto ogni giorno”.

E c’è chi come Silvia alla fine dice “Ascoltandovi capisco che ho bisogno di una compagnia, non si può stare soli altrimenti è come vivere con la nebbia in Val Padana”.

In tutti l’esperienza di un bene anche nelle difficoltà, un bene tangibile e di come in questi tempi così particolari il bisogno è di non essere soli anche per non essere avvolti dalla nebbia in Val Padana e perdersi.