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“Il bene che permane”, la forza della testimonianza

“Sabato 29 novembre 2020 ho partecipato all’incontro mensile organizzato dal Servizio Sociale di Pescara a sostegno delle famiglie affidatarie del Comune, durante il quale una famiglia ha condiviso un’esperienza che mi ha colpito moltissimo”. Il racconto di Alessandra

La famiglia ha raccontato dell’incontro, atteso con molto timore e trepidazione, avvenuto nella propria abitazione, fra loro ed il tutore nominato per la propria figlia in affido.
Il tutore, infatti, si era già preannunciato facendo trapelare tanta diffidenza nei confronti dell’esperienza dell’affido in generale, sicuramente maturata, purtroppo, a seguito del clima generato nell’ambiente dalle vicende a tutti note di Bibbiano.
Per questo, dopo aver ricevuto tale incarico di tutore, aveva voluto personalmente conoscere la famiglia e la bambina.
Così, arrivato il giorno prefissato, i genitori, il tutore, l’assistente sociale e la psicologa si sono seduti tutti intorno al tavolo e, durante il colloquio, il padre, con estrema semplicità e spontaneità, si è alzato, è andato in un’altra stanza ed è ritornato con un libricino in mano dal titolo “Il Bene che permane”, lo ha consegnato al tutore dicendogli che la lettura di quel libro, che alcuni amici avevano donato loro, era meglio di tante parole e che l’avrebbe illuminato sull’esperienza dell’accoglienza.
Successivamente il tutore ha chiesto di parlare da solo con la bambina e, dopo questo colloquio, il suo sguardo ed il suo atteggiamento, come ha riferito anche l’assistente sociale, sono cambiati completamente. Rivolgendosi alla famiglia ed agli operatori dell’equipe affido, ha ringraziato la famiglia affidataria per essere persone e genitori eccezionali, aperti ad accogliere una bimba speciale che aveva nel suo cuore il desiderio di essere amata ed accolta da un’altra mamma ed un papà; ha apprezzato lo sforzo dei servizi che, anche se attraverso mille difficoltà, lavorano per realizzare affidamenti e promuovere una cultura dell’accoglienza, grazie anche alla sinergia tra servizi, famiglie ed associazione.
Mentre il tutore stava andando via, il padre ha affermato: “per noi l’affido di questa bimba è una grazia che ci ha cambiati: lo rifarei duecento volte”.
Durante il racconto il mio cuore si è commosso e si è riempito di stupore e gratitudine.
Ancora una volta la forza e la potenza della testimonianza si sono manifestate con semplicità, sgretolando pregiudizi ed immagini non corrispondenti alla realtà: la testimonianza “vivente” della famiglia incontrata concretamente e le storie dei ragazzi e dell’esperienza di tanti anni di Famiglie per l’Accoglienza narrate nel libro regalato.
Il fatto accaduto, comunque, ha colpito significativamente anche l’Assistente sociale del Comune di Pescara al punto che, durante l’organizzazione del “Mese dell’Affido”, evento organizzato dal Comune ogni anno con la partecipazione delle associazioni locali, ha esplicitamente invitato me e mio marito, come referenti locali dell’associazione, a presentare pubblicamente il libro, che lei stessa ha, poi, donato all’Assessore delle Politiche Sociali.
Questa successione di “fatti a catena”, provocati da questo piccolo libricino: “IL BENE CHE PERMANE”, mi ha ricordato una frase pronunciata da Don Luigi Giussani, posta nell’introduzione di un testo fondamentale della nostra storia, “Il miracolo dell’ospitalità”, in cui rivolgendosi proprio all’esperienza dell’accoglienza delle famiglie dell’Associazione diceva:
“…siete resi segno di una novità che come onda si dilata di famiglia in famiglia, dalla più prossima alla più lontana, in un movimento che è inizio di una società più umana…”

Alessandra