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La spina dorsale e gli argini

Sabato 6 febbraio si sono incontrate in videocollegamento le persone dedicate alla segreteria di Famiglie per l’Accoglienza

Era due anni che non ci incontravamo – la pandemia aveva fatto saltare il nostro appuntamento annuale nel marzo 2020. E la sorpresa è stata grande: tanti volti nuovi, persone che in questi 24 mesi si sono aggiunte alla schiera dei volontari che curano gli aspetti associativi delle tante sedi italiane di Famiglie per l’Accoglienza. Erano 36 le persone collegate.
Ma la vera sorpresa per me è stata la prima ora di collegamento, in cui, alla domanda di Luca Sommacal “Come il prezioso servizio che prestate è utile alla vostra vita?”, sono seguiti senza interruzioni sette interventi che testimoniavano una consapevolezza profonda e affascinante del proprio lavoro.
Inizia Matteo di Bergamo: “Il tempo dato all’Associazione non lo avverto come un fardello, un lavoro da fare. Fare la segreteria è stare in una compagnia di amici. E’ come quando io e mia moglie invitiamo a cena degli amici: imbandiamo con cura la tavola per accoglierli al meglio.”
Prosegue Serenella, della sede marchigiana: “E’ da quando ho vent’anni che lavoro con le carte, sono ragioniera. Il grido di aridità che mi ha sempre accompagnato nel lavorare con le scartoffie e nel partecipare a certi tavoli istituzionali, nella compagnia di Famiglie per l’Accoglienza ha incontrato uno scopo grande: ora quando solo lì da sola, con le scartoffie, so che fare il bilancio non è meno che accogliere in casa un figlio, perché è il mio Sì. E perché inizio a vedere cosa ha generato per tante famiglie…”.
E poi interviene Letizia di Milano, che racconta come durante la pandemia ha deciso con gli amici di diminuire l’orario di segreteria, perché il suo lavoro le chiedeva più tempo: ed è allora che si è resa conto di nuovo più profondamente di quale dono fosse ricevere le telefonate di quelle coppie che, cercando un corso di introduzione all’adozione, le consegnavano un pezzo della loro vita.
Dal Trentino interviene Letizia, raccontando che si è accorta di quanta cura aveva impiegato nel mandare una mail di segnalazione di un’accoglienza: Luca Sommacal, commentando, le dice: “Non è pignoleria, ma perché tu, scrivendo la mail, avevi in mente quei bambini che cercano una famiglia, il loro essere qualcosa di infinito!”. Ed è per questo che Letizia si trova poi a parlarne a un gruppo di famiglie della sua parrocchia in un’intenzione di preghiera ed accade così che alcune famiglie si accostino a chiederle di più.
Stefania da circa un anno ha detto sì al responsabile dell’Associazione in Lazio, che le ha chiesto di prendersi cura della segreteria, ora che è andata in pensione ed ha più tempo. “All’inizio ero spaventata e impaurita da questo compito, ma poi – colpita dall’esperienza delle persone che incontravo una volta al mese al gruppo adozione – ho iniziato a cercarle una ad una da vicino, per conoscerle. Ho saputo dalla segreteria nazionale che una nuova famiglia si era iscritta: ho mandato loro una mail col desiderio di conoscerli personalmente. Con la pensione la vita cambia, ma questo interesse per l’altro mi sta riempiendo.” Luca ritrova in questo racconto di Stefania il filo rosso di quest’anno: Tu, sorpresa alla mia vita. “La preoccupazione sui nuovi iscritti non era tra i tuoi pensieri principali, incontrandoli è accaduto qualcosa di grande. Mi ha colpito la tua commozione: nasce dalla sorpresa per qualcosa che non hai generato tu”.
Un anno fa Maria Grazia ha iniziato a lavorare un giorno alla settimana come volontaria presso la segreteria nazionale, a Milano: “Gli amici mi dicevano: hai proprio bisogno di fare volontariato? Ma quando vengo in Associazione faccio qualcosa per qualcosa di più grande. E non mi pesa perché vedo come gli altri danno tutto.”
Infine interviene Miriam, storica segretaria di Bergamo: “Sto vivendo la segreteria nell’ottica del lasciare: l’età avanza e i nipoti aumentano! Il Signore mi ha messo accanto persone che con cura portano avanti il lavoro. Si può essere attaccati al proprio pezzetto, o essere aperti alle cose nuove che ti vengono incontro. Ed è un dono per tutta la vita, per il rapporto coi figli, col marito, con la casa. E’ come se qualcuno mi dicesse ‘Miriam, esci da te!’.
Conclude Luca Sommacal la prima parte del nostro incontro: “L’attività che fate è il punto più concreto in cui si manifesta la nostra esperienza come opera che ha la forza di cambiare la persona e il mondo; arriva a un dettaglio dove nessuno ti vede, ma solo tu puoi verificare se questa promessa è vera.
L’attività della segreteria è la spina dorsale della nostra opera ed è paragonabile agli argini di un fiume: senza argini regna la confusione!”
E chiude ricordando che “questa opera che serviamo non è nostra, non è nostra proprietà, proprio perché è una vita che Qualcuno ci regala.”
Paolo Bagli, il tesoriere dell’Associazione, sottolinea che “viviamo in un contesto civico e normativo per cui ciò che ci permette di muoverci liberamente è la forma che abbiamo: la vita dell’Associazione va organizzata secondo le norme.
Il bilancio che io curo, il lavoro che tutti noi facciamo è carità, perché abbiamo in mente le persone per cui lo stiamo facendo.”

Sono seguite più di due ore di intenso lavoro su gestione della comunicazione, privacy e progetti. E tanti messaggi di gratitudine – sul mio cellulare – di chi ha dovuto scollegarsi prima della fine.

Mi stacco dal computer alle 13,15, grata perché il lavoro “delle scartoffie”, spesso fatto da sola, è stato illuminato dalla condivisione con tanti amici che non vedevo da due anni, ma che con la loro consapevolezza sono stati per me reale compagnia stamattina. E di nuovo stupita di come il contenuto stesso del lavoro si chiarisca nel suo scopo quando viene condiviso.

Vera