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È l’incontro che genera l’audacia

Il 20 marzo gli amici dell’Associazione di Bologna hanno avuto la fortuna di incontrare Alessandra e Valter e di ascoltare la testimonianza di esperienza di affido. Il resoconto dell’incontro.

“Tu sorpresa alla mia vita, nell’accoglienza l’audacia di un incontro”. È il filo rosso degli incontri di quest’anno ed assomiglia molto al titolo dell’incontro tenutosi il 20 marzo in Emilia Romagna.

“Confrontandoci con il titolo abbiamo pensato che forse per raccontare la nostra esperienza andava ribaltato. Vogliamo provare a testimoniare come proprio dagli incontri è nata l’audacia”. Alessandra rompe il ghiaccio con queste parole, mentre ci spiega che il primo motivo che li ha spinti ad accettare di venire è stato semplicmente “perché ce l’ha chiesto un amico”, per dire “sì”.

Il primo tra tutti gli incontri è stato quello tra loro. Facevano parte della stessa compagnia di ragazzi del paese quando ad un certo punto Alessandra si è scontrata con il pensiero “beh, con lui ci passerei la vita”.

L’incontro con la famiglia di Valter che, pur essendo in quella fase della vita in cui ci si può sentire “sistemati”, di voler tirare le proprie somme o di godersi un po’ di riposo, ha deciso di  accogliere in casa propria un parente con sindrome down. Evento che li ha compliti moltissimo e che li ha fatti decidere “appena ci sposiamo diamo anche noi la disponibilità all’affido”.

L’incontro con una collega di Alessandra, che le raccontava la sua esperienza di accoglienza.

L’incontro con la prima proposta di affido, che li coglie giovani e desiderosi di fare della loro vita una cosa bella: accogliere il prossimo senza chiedere niente in cambio.

Sono stati questi e i tanti altri incontri che ci hanno raccontato a far nascere una sicurezza, un’audacia di vita. Una catena di incontri che ancora oggi la alimenta e avvicina le parole di don Lino Maupas “Se non ci fossi Tu questa vita non la farei”, a testimonianza del fatto che la sicurezza dei loro tanti sì viene da Colui che ci ha fatti. Sempre un passo dopo l’altro.

“Se mi avessero raccontato la mia storia quando avevo 15 anni probabilmente avrei salutato tutti. Troppo grande, ma siete matti?”.

Poi gli incontri con i figli in affido, che hanno insegnato loro quanta differenza ci sia nel percepire di essere amati oppure no. Alcuni più semplici e altri più difficili, come l’affido sine die di un bimbo disabile affidato a loro anche in virtù delle competenze professionali di Alessandra, che è psicomotricista.

In queste circostanze si affaccia la sensazione di essere schiacciati dalla responsabilità di salvarlo: “era come se l’esito fosse proprio nelle mie mani, come se dovessi essere io brava a sufficienza per arrivare ad un esito positivo”. Una difficoltà grande che è stata superabile ancora una volta grazie ad un incontro, quello con la dott.ssa Bassani.

“Guarda che non lo puoi salvare questo bambino, nessuno può farlo. Bisogna solo fargli compagnia nella sua storia”. E così la zavorra è andata via ed è cominciata nuovamente una storia.

“Lorenzo è il figlio che ci aiuta di più a capire cosa vale la pena e cosa si può tralasciare, cosa bisogna inseguire e cosa no. Non doveva camminare ma ha vinto le gare di atletica, non poteva parlare ma ha fatto il classico. Parla addirittura un po’ troppo!” – … – “È così bravo nel suo lavoro di usciere della scuola che i genitori si fermano a parlare lui dimenticandosi dei propri figli!”.

Nessuna difficoltà gli viene tolta durante il percorso, come la ferita del non poter avere figli naturali. Affacciandosi al percorso dell’affido avevano pensato di poter far crescere i figli affidatari assieme a quelli naturali, ma il Destino ha in mente altro per loro.

Sempre con una grande domanda, un incontro dopo l’altro, ad un tratto la risposta a questo dolore arriva inaspettata e dal posto più impensabile: la malattia di Valter. Quando le sue condizioni fisiche peggiorano al punto da richiedere un trapianto decidono di fare degli esami per valutare la compatibilità di Alessandra come donatrice. L’esito è bellissimo: pur con un diverso gruppo sanguigno Alessandra è compatibile proprio perché non hanno avuto figli naturali, se li avessero avuti si sarebbero formati degli anticorpi che avrebbero reso impossibile il trapianto.

Incontro dopo incontro, sì dopo sì, attorno a loro è nata anche una piccola scuola, perché lo sguardo ricevuto nell’accoglienza potesse investire anche l’educazione dei più piccole e di altre famiglie.

“Siamo stati aperti a quello che ci veniva presentato dalla realtà consapevoli di non essere noi a farla, ma di essere accompagnati in un cammino.”

Non è sempre tutto facile, anzi! E non tutti i figli accolti finiscono il cammino con chi apre la sua casa. Ma questo non è un fallimento! È stato invece ancora più chiaro che la vita di ogni figlio è di Dio ed è Lui che lo abbraccia ogni giorno. Star male nel vederlo andar via significa che gli vogliamo bene, ma non siamo i padroni della loro vita. È un grande dono capirlo!

Guardando i volti di questi amici viene spontaneo affermare che l’accoglienza è più contagiosa del coronavirus e per fortuna non esiste il vaccino!