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Racconto di una giornata di convivenza in Svizzera Romanda

“Desidero che questo stare insieme così semplice e vero, duri per sempre”

Quasi non si è più abituati a vedersi così. L’imbarazzo iniziale si unisce alla gratitudine di incontrarsi dal vero ed esplode in un sorriso di grazia. Ci sono gli amici di prima e nuovi volti che avevamo imparato a conoscere solo tramite il quadratino di mondo che ognuno mostrava dalla propria casa. E a cui finalmente si dà un corpo, una forma, una voce distinta, senza più nessun problema di audio o telecamere da sincronizzare.

Al punto di ritrovo diciamo subito un Angelus perché abbiamo tutti voglia di ringraziare di poter essere lì e affidare la giornata di convivenza che inizia.

Camminiamo nella foresta dell’Arboretum di Aubonne, duecento ettari di parco naturale che sembra non vedesse l’ora di tornare a ospitare nuovamente camminate e picnic.
La giornata è bellissima, il sole contro ogni previsione non ci abbandona e ci fermiamo a mangiare ai bordi del laghetto che sputa ogni tanto qualche rospo bagnato: immediata attrazione per i bambini!
E mentre le donne iniziano a discutere della propria storia e di come stanno vivendo questi mesi delicati di pandemia, gli uomini e i bambini vengono immediatamente richiamati dall’unica vera passione che elimina ogni differenza anagrafica: il pallone. Inizia una sfida a cui molto spesso qui si assiste, un grande classico: Svizzera vs Italia. Come sempre, nessuno alla fine sa davvero chi ha vinto, c’è un grande caos in campo: i bambini segnano con le mani, i “grandi” si rincorrono per farsi deliberatamente fallo e i luoghi comuni si sprecano sui talenti dell’una o dell’altra nazionale.

Si ha ancora il tempo per scambiarsi dei libri che Andrea ha portato e che possono essere un utile strumento al cammino dell’accoglienza, che ognuno sta vivendo in forma diversa e particolare nel suo quotidiano.

La giornata insieme finisce quando un sole più tiepido porta i bambini ad addormentarsi in tempo da record sul seggiolino della macchina.

Ci vediamo presto, ci promettiamo, e la prossima volta magari in un campo che sarà tutto fiorito di primavera. “Ma ci vediamo dal vero o nello schermo la prossima volta?”, mi chiede un bambino di 3 anni, nel dormiveglia che lo culla verso casa.
Non so rispondere a questa domanda, ma sicuramente desidero che questo stare insieme così semplice e vero, duri per sempre.