News

“La criticità ci mostra qualcuno a cui chiedere aiuto”

L’assemblea responsabili di Famiglie per l’Accoglienza del 5 giugno scorso: Luca Sommacal dialoga con don Francesco Braschi e Gigi De Palo.

Don Francesco Braschi, dottore della Biblioteca Ambrosiana, ha invitato a comprendere come ogni criticità sia occasione di cambiamento, evocando la storia biblica della schiava Agar e di suo figlio Ismaele, generato da Abramo: dopo la nascita di Isacco da Sara, Agar e Ismaele vennero cacciati nel deserto. Finiti il pane e l’acqua, Agar, disperata, cercò di abbandonare il figlio per non vederlo morire, ma un angelo le disse: “Tu e il bambino non morirete, Dio ha cura di voi”. Agar vide allora un pozzo. La Bibbia, commenta Braschi, non parla di prodigio: il pozzo già c’era, ma lei prima non l’aveva visto. Dio non fa sempre miracoli, ma ci parla attraverso la realtà, anche la più difficile.

Così, la criticità ci mostra qualcuno a cui chiedere aiuto, provoca l’io a riconoscersi in un “noi”, a pensarsi in relazione. Appena mi lascio sfiorare dall’idea che la mia origine è in un “noi”, allora mi riapro alla realtà: il “noi” è la coppia degli sposi, la famiglia, gli amici. Accorgerci dell’altro ci permette una “curiosità” che fa affrontare in modo diverso le nostre crisi.

Un primo frutto, conclude Braschi, è che anche ciò che oggettivamente è un male – pensiamo all’abbandono di un figlio – può diventare per grazia occasione di un bene insperato : “c’è un popolo che ci può aiutare”.

Il tema della realtà che si propone con discrezione nel tempo è stato toccato anche da Gigi De Palo, presidente nazionale del Forum delle Famiglie: “Noi siamo al lavoro non per vincere singole battaglie”, bensì per “fare la storia”, i cui tempi non sono nostri.

A Teresa di Madrid, sconfortata dinanzi a servizi sociali inadeguati alle urgenze delle persone, De Palo ha ricordato Giovanni Paolo II: tutto sembrava fallito in Polonia, sotto il nazismo e sotto il comunismo, ma nel tempo quel giovane seminarista ha fatto la storia. De Palo ha rilevato l’urgenza di un modo nuovo di fare associazionismo: con una visione chiara di sussidiarietà, ma senza preconcetti, aperti verso tutti.