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Non “come”, ma “quello”

È una delle mostre più grandi del prossimo Meeting di Rimini (20 – 25 agosto), quella che Famiglie per l’Accoglienza ha promosso in occasione dei suoi 40 anni. Si intitola “Non come, ma quello. La sorpresa della gratuità” e nasce da una sfida.

Mentre si lavora per mettere a punto gli ultimi dettagli, Luca Sommacal presidente di Famiglie per l’Accoglienza racconta qual è stato il percorso: «Ci siamo resi conto che la nostra storia di tanti anni è un’esperienza che continua a riaccadere oggi. Un passaggio di don Giussani ci ha guidato a capirlo fino in fondo».

Il brano si riferisce ad un incontro con alcuni responsabili di Comunione e Liberazione nel 1993: «Formuliamo l’ipotesi che si riuniscano oggi alcuni che abbiano […] il ricordo impressionante di un avvenimento da cui sono stati colpiti – che ha fatto loro del bene, che ha addirittura qualificato la loro vita -, vogliono riprenderlo, colmando una “discontinuità” che si è venuta a creare nel corso degli anni. […] Ora, come è possibile per loro riprendere una continuità con l’avvenimento iniziale che li ha investiti? […] occorre che riaccada […] quello che è accaduto […] in principio: non come è accaduto in principio, ma quello che è accaduto in principio: l’impatto con una diversità umana in cui lo stesso avvenimento […] si rinnova. […]  Nel rinnovarsi del primo impatto – e perciò della sorpresa della corrispondenza tra una presenza umana diversa e le esigenze strutturali del cuore – si sente il riverbero dello stesso avvenimento capitato dieci o vent’anni prima.» (L. Giussani, Qualcosa che viene prima; Pagina Uno della rivista Tracce di novembre 2008, intervento all’Assemblea Responsabili di Comunione e Liberazione, gennaio 1993).

«La pienezza sperimentata nel praticare l’accoglienza può toccare il cuore di chiunque incontriamo. È la sfida che abbiamo proposto ad un gruppo di artisti – spiega Luca -: frequentare, incontrare le nostre famiglie ed esprimere poi, secondo la forma artistica propria di ognuno, ciò che avrebbero vissuto; il quello che avrebbero colto attraverso il loro come».

Da questa provocazione è nata la mostra: quattordici artisti hanno lavorato e le loro opere racconteranno l’incontro fatto, aprendo ai visitatori la possibilità di esserne protagonisti a loro volta.

«Con la loro sensibilità umana e artistica hanno ben rappresentato la sorpresa suscitata dall’imbattersi in gente assolutamente normale – sottolinea Luca – che attraverso semplici gesti di accoglienza indica una strada possibile per tutti».