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Vien voglia di mettersi a correre e non perdere più tempo

Maria racconta l’incontro del 3 marzo con Anna Campiotti Marazza a Bergamo.

Venerdì sera ore 20.32. Incredibilmente, entrambi i bimbi dormono già: io e mio marito Marco ci apprestiamo ad uscire di casa, quando si sente Giulio, il più piccolo, piangere. Lui va a coccolarlo un po’, io lo aspetto trepidante. Finalmente riusciamo a partire. Destinazione: auditorium della scuola Imiberg di Bergamo per ascoltare, anzi partecipare, all’incontro con la psicologa Anna Campiotti Marazza. Titolo: “Matrimonio, una relazione per andare oltre se stessi”.

Partecipare: è tanta l’attesa di un inizio di risposta alle domande che mi porto nel cuore sul mio matrimonio e sui motivi per cui io e Marco abbiamo iniziato timidamente a seguire l’Associazione. Ci siamo iscritti, infatti, a Famiglie per l’Accoglienza da neo-sposini, perché desideravamo essere aiutati nel cammino del matrimonio, incuriositi dal racconto di un’amica che raccontava cosa aveva mosso la sua partecipazione: imparare l’accoglienza reciproca tra marito e moglie. L’occasione di stasera è molto sentita, anche grazie ad una cara amica che ci ha spronati ad interrogarci e porre le nostre domande. Sono stata costretta, perciò, a mettermi al lavoro e a guardarmi, tanto da desiderare di non perdermi nulla di quanto verrà detto e arrivare a decidere di lasciare entrambi i figli col nonno, per poter essere in due a partecipare.

Anna ha iniziato l’incontro prendendo la questione apparentemente alla lontanissima: il feto in pancia già percepisce l’esistenza di un oltre fuori di sé. Percorrendo la vita di ciascuno ci ha poi accompagnato a guardare come una persona piano piano crescendo costruisce sé veramente solo nel rapporto con l’altro. Ha sottolineato che si può correre il rischio di fermarsi a contemplare sé senza capire che il nostro io è fatto per essere offerto agli altri. Solo l’offerta di sé – scandisce Anna – compie l’io della persona, poiché è fatto per fare spazio agli altri. Un chiaro segno di ciò – continua – è l’innamoramento, quando l’ embrione divenuto adolescente scopre che l’amato o l’amata è qualcuno a cui offrirsi in maniera totale, fino alla fisicità; e, se vero, il rapporto da altro da sé, rimanda ad Altro, con la A maiuscola.

E il matrimonio -si avvia a concludere- è proprio il luogo in cui questo Altro si palesa in maniera più potente: “Nel matrimonio incontro qualcuno che mi porta ad avere un’idea diversa di me, portandomi fuori dal mio controllo. L’io è insicuro, ma intuisce che c’è un bene e lo va a cercare: qual è questo bene? La famiglia è un luogo in cui ciascuno porta sé e deve trovare uno spazio minimamente comodo per fare un lavoro. L’obbiettivo è continuare a essere di fianco a qualcuno che non mi permetta di chiudermi, qualcuno a cui offrirmi come luogo”.

Ciò che colpisce moltissimo me e le coppie di amici giovani che erano con noi è che la diversità ha un significato: un significato e un valore inestimabile, anzi, necessario alla mia strada. Comunemente la diversità spesso è ostacolo, qualcosa da abbattere; invece quanto è desiderabile poter imparare a guardare il marito, la moglie, i figli in questo modo. Dopo questo incontro e nella compagnia che da diversi mesi stiamo vivendo con alcuni amici di Famiglie per l’Accoglienza, dei volti ben precisi, vien voglia di mettersi a correre e non perdere più tempo. Su quest’ultimo passaggio, è nata una spontanea e immensa gratitudine per tutto il percorso tracciato da Anna: mi accorgo, ripercorrendo quanto detto, di quanto è Grazia che il Signore abbia pensato per noi, per ciascuno di noi, un luogo come la famiglia, come un padre e una madre, per fare sì che possiamo offrirci e compierci.

Maria