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Libertà, Fragilità, Desiderio: una ricchezza da condividere

Il 26 marzo 2023 si è tenuto un momento di visione dell’incontro con il prof. Cesare Maria Cornaggia “Libertà, fragilità, desiderio. I passi dell’accoglienza e della famiglia”. Il racconto di Cristina.

Il 2022 è un anno ricchissimo di incontri importanti ed inaspettati – almeno nella forma – che hanno lasciato in me un segno, un cambiamento – piccolo o grande – una gratitudine non scontata o superficiale. Da qui la domanda, espressa come desiderio, di condividere la ricchezza ricevuta. Non potevo tenerla solo per me.

Un’ipotesi ha cominciato a delinearsi dopo aver assistito all’incontro col professor Cornaggia al seminario nazionale di Pacengo; lo avevo già ascoltato in un dialogo durante vacanze estive della comunità di Comunione e Liberazione di Lugo. Era stato davvero molto apprezzato da tutti, da lì l’idea, condivisa con gli amici, di riproporre nella nostra città, estratti della videoregistrazione del suo intervento a Pacengo.

Libertà, Fragilità, Desiderio. I passi dell’accoglienza e della famiglia. Il titolo dell’evento reca parole “importanti”, ma essenziali per vivere: «Il mistero della libertà di chi accogliamo si intreccia da una parte con la fragilità, segnata da ferite spesso profonde, e dall’altra parte con un sincero desiderio di bene che affiora alle volte quasi timidamente, ma comunque sempre presente […]. Sono dinamiche che aprono ad una vista spesso cruda delle nostre stesse fragilità, ma anche sincera dei nostri desideri». L’estratto della introduzione di Luca Sommacal dà la cifra della drammaticità ed insieme della pacificante semplicità cui può condurre il percorso di una famiglia, sia o meno accogliente.

La cinquantina di amici riuniti domenica 26 a Lugo per guardare il video, si è scoperta immedesimata nelle domande che vedeva porre da degli sconosciuti, ma forti della lealtà di chi non teme il fondo del proprio limite. Semmai anzi, incoraggiati dalla esperienza di Famiglie per l’Accoglienza, hanno imparato a vivere la fragilità come occasione di ricerca. Lo ha ben stigmatizzato lo stesso professor Cornaggia nel saluto inziale. «Quando voi parlavate di fragilità […] mi veniva questo pensiero: noi facciamo esperienza di questa debolezza secondo due vettori. Il primo è la condivisione […] Questa debolezza non è soltanto la mia debolezza, quella che vivo con mia moglie, mio figlio o mio marito, è un qualcosa che mi spinge a farla diventare relazionale, cioè un punto di riconoscimento con l’altro e attraverso l’altro. Allora la debolezza diventa la costruzione di una relazione […] nasce un riconoscimento nuovo attraverso l’altro. Il secondo vettore è che questa debolezza mi pone ancor di più dinanzi alla realtà e mi impone di essere veramente debole davanti alla realtà: ma se sono debole sono mendicante, se sono debole, so che la realtà è buona. Questa concezione che la realtà è buona – e non è buona perché me l’hanno detto o è scritto sui libri – è buona perché percepisco che guardar la realtà, mi fa vivere lo stupore di un bello che c’è già, prima ancora di me.»

Il breve dialogo al termine dell’incontro ha trovato eco di quanto ascoltato in alcuni amici dell’associazione che rispondendo a Cecilia, libera più di tutti di condividere le proprie fragilità e desideri, non le hanno offerto ricette ma l’ipotesi di una strada sulla quale camminare. Magari insieme.

Cristina