
Affettività e sessualità: come accompagnare i figli accolti
Incontro con dott.ssa D’Angelo.
Domenica 6 aprile ci siamo riuniti con le nostre famiglie a Udine per collegarci online con la dott.ssa Giuliana D’Angelo, psicologa di Milano, prezioso aiuto nel nostro cammino.
L’argomento che volevamo approfondire era: “Affettività e sessualità nei figli accolti in adozione e affido”.
Molte sono state le domande sorte dalle nostre famiglie e che abbiamo girato alla dottoressa per preparare l’incontro e tra queste: “Perchè i nostri figli cercano spesso le amicizie più “scassate”? che li sfruttano…(bisogno di sentirsi utili? Riscatto per sè?)”; e ancora: …”Spesso i figli adottati hanno avuto esperienze pregresse dove l’affettività è stata vissuta come carente, dannosa o addirittura pericolosa; siccome all’affettività è connessa anche la sessualità, come possiamo aiutare i ragazzi adolescenti a non strumentalizzare la sessualità per stringere relazioni dannose che non portano ad una autentica affettività?”…
La dott.ssa D’Angelo ci ha aiutato a riflettere sul fatto che l’affettività è il motore della vita.
Lo sguardo di bene e tutte le attenzioni che si scatenano normalmente intorno al bambino appena nato (“tutti si occupano di me”) nelle storie dei nostri ragazzi si interrompono a causa dell’abbandono o di problematiche famigliari molto pesanti . Questo provoca in loro una “rottura” che li porta a pensare: …”c’è qualcosa in me che non va bene…sono sbagliato”…”Non sono stato in grado di tenermi la mamma”…” Non valgo niente perché non mi hanno voluto tenere…”Dietro l’angolo c’è una fregatura”…
Tutto ciò è devastante per loro e porta ad un calo dell’autostima e ad una svalutazione di sè per cui …”chiunque mi vuole bene e mi dedica attenzioni va bene”… e così succede che si attaccano al primo che trovano perché è come se avessero paura di non trovare altri. Hanno un grande bisogno di affetto.
È importantissimo che guardiamo i nostri figli con una stima grandissima consapevoli del fatto che loro non sono in grado di darsi la stima da soli e che ciò che fanno, anche quando non approviamo, è un tentativo, a volte maldestro, di cercare la felicità e quindi è una spinta positiva per cercare un bene (anche se in modo distorto!).
Più che essere tanto preoccupati di raddrizzarli è importante mettere in moto la nostra umanità e “ascoltarli”, “incontrarli” stimandoli e facendo capire loro che possiamo guardare insieme tutto: sia le azioni che commettono nel bene e nel male, sia il grande dolore che hanno dentro. Quanto sei esperto della tua umanità? Questo serve a un figlio, non quanto sei esperto su adozione e affido.
Il legame genitore/figlio è un legame che vale gratis, al di là di quella che è la risposta o le reazioni del figlio.
Bisogna farsi aiutare. Quando uno fa fatica rischia di perdere la speranza, ma questo non bisogna lasciare che accada.
E’ stato un incontro ricchissimo di spunti e riflessioni, evidenziato dalle tante domande emerse nel dialogo finale.