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Affido familiare e volontariato in Toscana

Pluraliweb, la rivista online del Centro di Servizi per il Volontariato della Toscana (Cesvot), ha intervistato Luciano Cristoferi, presidente dell’Associazione in regione. Al centro dell’intervista, la presentazione dell’attività dell’Associazione, ma soprattutto il giudizio sull’affido maturato nell’esperienza delle famiglie. Ecco alcuni brani.

In Toscana i minori in affidamento sono circa 1000 ma i dati ci dicono che purtroppo diminuiscono le famiglie disponibili. Perché secondo lei? Eppure sono previste forme di sostegno alle famiglie affidatarie e l’affidamento può avere diverse formule, penso ad esempio all’affidamento part time o solo diurno…

Innanzitutto bisogna riconoscere che l’affido generalmente è una esperienza complessa perché ci si trova spesso di fronte a situazioni drammatiche e dove sono coinvolti vari soggetti (il minore, la famiglia d’origine, la famiglia affidataria, i servizi sociali). Questo richiede una maturità di giudizio e di intervento che a volte mettono in crisi la famiglia affidataria soprattutto se si ritrova a vivere questa esperienza in modo “solitario”. Di fronte a queste difficoltà non bastano i sussidi economici e ciò che viene fatto (anche bene) dai servizi sociali e dai Centri Affido ma serve una compagnia direi quasi quotidiana. Da questa considerazione è nata la nostra associazione che vuole essere un punto di riferimento per le famiglie e un aiuto a tenere deste le ragioni iniziali dell’apertura della famiglia proponendo, in condivisione e amicizia, un percorso educativo.

Sull’affidamento familiare c’è molta disinformazione e anche qualche diffidenza. Cosa significa diventare genitori affidatari e accogliere un bambino all’interno della propria famiglia? Quali consigli darebbe ad una famiglia che volesse provare questa esperienza?

Rispondo non solo in base al mio ruolo di presidente (e quindi portando l’esperienza delle nostre famiglie) ma guardando a ciò che abbiamo vissuto e viviamo come famiglia affidataria. Accogliere un bambino e accompagnarlo a diventare grande per un pezzo più o meno lungo della sua vita, permette alla famiglia e al bambino di fare una esperienza di bene per sé ma non solo. Pone nel mondo (che sembra andare in tutta altra direzione) un punto di novità che tutti possono guardare. Il consiglio è quindi di verificare realisticamente le proprie risorse ma di non aver paura di aprirsi a questa esperienza. Con un nota bene: condividete con altri questa avventura.

Spesso l’affidamento viene percepito come un “impegno a tempo” a cui si associa un’idea di provvisorietà e precarietà, tanto che qualcuno si chiede se sia davvero un’esperienza positiva per i bambini e le famiglie. Lei cosa risponde?

Quando tanti anni fa iniziammo l’esperienza dell’affido una amica ci disse “quando si accoglie qualcuno, fosse anche per un giorno solo, lo si incontra per sempre”. Guardando a molte storie di affido delle nostre famiglie, posso dire che anche se un rapporto finisce giuridicamente, il legame con questi bambini rimane e di frequente capita che come adulto vieni coinvolto in tanti passi che i bambini, diventati via via grandi, compiono nella loro vita. Insomma è un’esperienza la cui positività permane e si dilata nel tempo…

Testo completo dell’intervista di Rosa Rovini