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Il matrimonio, scuola di accoglienza

“Il sacramento del matrimonio è una scuola privilegiata di accoglienza”. Gabriel Richi Alberti della Facoltà di Teologia dell’Universidad Eclesiástica San Dámaso (Madrid) ha svolto per Famiglie per l’Accoglienza – in occasione del seminario annuale dei responsabili dell’Associazione lo scorso novembre – una riflessione sul sacramento del matrimonio e la luce che proietta sulla realtà dell’accoglienza, a partire dall’origine del matrimonio, dall’evento dell’innamorarsi.

richi,_gabriel “Nell’origine che porterà fino alla celebrazione del matrimonio, troviamo già in atto la dinamica propria dell’accoglienza: un fatto pieno di promessa si rende presente alla mia vita. E’ la dimensione del dono, che precede e fonda ogni accoglienza possibile. Tua moglie, tuo marito ti è stato donato: prima ancora che tu l’abbia scelto, ti è stato dato. Ma il dono sollecita la libertà, chiede di essere accolto, abbracciato. E senza questo abbraccio resterebbe sospeso nel vuoto – ha detto Richi Alberti.

In cosa consiste l’accoglienza del dono nell’innamoramento? Da una parte, nel riconoscimento delle ragioni che mi permettono di affermare l’altro è un bene (si tratta, quindi, di un giudizio di valore, del riconoscimento della verità dell’altro: ecco perché l’amore è un giudizio), e, dall’altra, nella decisione di intraprendere un cammino reale di verifica. Un cammino per custodire il dono ricevuto, il bene riconosciuto, per renderlo vero, perché l’attrattiva e il fascino iniziali diventino strada ed aiuto verso il compimento della mia persona, verso il dispiegarsi del disegno di Dio”.

Il matrimonio è “scuola di accoglienza”, ha spiegato poi il teologo, in quanto “mette in luce l’origine sempre presente di ogni accoglienza: Dio stesso nel dono di Sé agli sposi”.

E citando il Sinodo dei Vescovi, Alberti ha ricordato che la scelta dell’adozione e dell’affido esprime una particolare fecondità dell’esperienza coniugale, non solo quando questa è segnata dalla sterilità. Tale scelta è segno eloquente dell’amore familiare, occasione per testimoniare la propria fede e restituire dignità filiale a chi ne è stato privato.

“Ci rendiamo conto della nostra dignità filiale –  ha sottolineato il teologo – solo attraverso un rapporto, il rapporto di paternità-maternità appunto. In questo senso, il gesto dell’accoglienza gratuita si presenta come la via di accesso al riconoscimento della propria dignità e, così, come altissima testimonianza di carità”.