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Testimonianza di un aspirante genitore affidatario

Io e mia moglie Nadia non siamo ancora genitori affidatari però partecipando agli incontri di Famiglie per l’Accoglienza, ascoltando le testimonianze all’interno del nostro gruppo e, soprattutto, vivendo l’attesa di un figlio affidato ci sentiamo come se fossimo già dentro a questa esperienza.
Gli incontri di quest’ultimo periodo sono stati particolarmente drammatici ma altrettanto ricchi di doni importanti. Almeno a me hanno trasmesso sia la malinconia che si prova nell’abbandono (che poi è comune a tutti, ogni giorno della nostra vita, pensiamo solo al tempo che se ne va e alle cose che finiscono) sia la consolazione che la presenza di Cristo dà alle nostre vite, dando senso a tutto quanto accade.
Proprio qualche giorno fa leggevo in un testo di Don Giussani questa frase che mi sono appositamente annotata: “in ogni esperienza stabile d’amore, nella vita concreta di ogni famiglia, ci si accorge che il possesso è tanto più potente, è profondo e vero quanto più viene attuato in un distacco”. Mi ha colpito questa frase perché la preoccupazione di distaccarsi dai figli affidatari è emersa da parte di alcuni genitori ed è, mi sembra,un segno molto chiaro di quanto dolore possa portare l’esperienza dell’affido.

Perché una bambina che sta bene con i genitori affidatari deve subire la violenza di essere allontanata per seguire il padre naturale che quasi non conosce? Una domanda che forse non ha risposta e che preoccupa anche me nell’immaginarmi tra qualche tempo con questa domanda, suscitata da una situazione che starò vivendo io direttamente.

E’ vero che questi bambini non sono nostri, pure quelli naturali non ci appartengono! Però è evidente che nell’esperienza dell’affido si dovrà per forza fare i conti con il distacco, l’attesa, il dubbio, l’incertezza del futuro, l’amore svincolato da legami di sangue. Tutte cose che possono sembrare strane agli occhi del mondo e anche io fatico a capire ed accettare, se non fosse che dai racconti che ascolto nei nostri incontri scorgo un bene misterioso che mi fa tendere all’esperienza delle famiglie affidatarie.
Questo bene che riceviamo io e Nadia ci accompagna lungo la nostra vita, ci aiuta ad affrontare un mondo che spesso pare alla deriva. E’ importante una compagnia che ci aiuti a voler bene a Gesù perché altrimenti le nostre debolezze umane, le tentazioni, le scelte più utili e “convenienti” vincono su ciò che è vero e non siamo più pronti a soffrire per andare a fondo di questa verità.

Sentire alcuni genitori dire: “quando abbraccio mio figlio affidatario abbraccio Cristo”, mi fa continuare a sperare in un futuro affido, malgrado le paure che mi assalgono! E anche se non fosse, se non accadrà di poter accogliere un figlio in affido, pazienza, ci rimarrebbe l’amicizia con voi e il bene che abbiamo conosciuto.

Nicola R.

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