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Migranti: la sfida dell’incontro. Testimonianze di chi sta vivendo un’accoglienza

“Migranti, la sfida dell’incontro”. Il racconto dell’ incontro del 4 marzo a Chiavari: la condivisione umana arricchisce tutti e torna indietro come regalo anche in termini di riscoperta di quel che abbiamo.

Migranti-sfida-incontro-liguriaAccogliere significa allargare il nostro orizzonte: Roberto e Angela dell’Associazione Famiglie per l’Accoglienza hanno raccontato le loro numerose esperienze di ospitalità di ragazzi e adulti. A chi è, come loro, in pensione, hanno consigliato: “Accogliete ragazzi migranti, fatelo per voi stessi, perché si riceve molto di più del piatto di minestra che si può offrire”. La loro testimonianza ha aperto il 4 marzo un incontro promosso presso il Centro Odeon di Chiavari nell’ambito della mostra “Migranti: la sfida dell’incontro”. Questa iniziativa è nata dalla collaborazione tra i centri culturali del territorio, la Fondazione Migrantes e le parrocchie del Tigullio che, con la Caritas diocesana, si stanno impegnando nell’esperienza dell’accoglienza diffusa dei migranti.

Ha preso la parola anche la ventitreenne Marta, volontaria che accompagna il percorso di integrazione di una famiglia nigeriana: “Questa esperienza mi ha insegnato ad avere una maggiore cura degli altri, ma anche di me stessa”. La giovane universitaria ha raccontato di quando ha portato di piccolo G., il bambino di quattro anni della famiglia affidatale, a vedere il mare. Quando sono arrivati al mare, ricorda Marta, “Il bambino è scoppiato a piangere e si è aggrappato impaurito alle mie braccia; i ricordi legati a quel luogo stavano affiorando in lui”. Ma la presenza della giovane amica è riuscita a tranquillizzarlo. “Si è fidato di me e si è lasciato prendere per mano, lasciando la paura alle spalle”. Questo è un esempio che lascia stupiti di fronte al fatto che sia “un uomo, un singolo uomo, la chiave di volta della soluzione dei nostri tormenti” (Papa Francesco).

Migranti-sfida-incontro-liguria-volantino La giovane Camilla ha raccontato di come la sua “Vita stia cambiando attraverso l’incontro con i profughi del centro di accoglienza di Genova”, dove lavora. I commenti superficiali, che spesso accompagnano le immagini degli sbarchi alla tv, svaniscono quando si incontrano le persone, si guardano negli occhi, si stringono le loro mani. Sono tante le storie che si ascoltano in un centro di accoglienza,. Oppure le immagini dei parenti lontani, che vengono mostrate dallo schermo di un telefono, come regalo inaspettato e gradito dopo una giornata trascorsa insieme. Ognuno di questi gesti, così come l’attenzione alla scuola di italiano in cui Camilla è impegnata, sono come un messaggio in una bottiglia, sopravvissuto ai flutti del mare, con cui ognuna di queste persone grida: ‘Io ci sono, sono qui, e sono vivo’.

Anche il dottor Franco Gallo ha testimoniato come il suo lavoro di medico presso un centro di accoglienza della Riviera sia stata un’esperienza umana inaspettata. Con lui hanno parlato alcuni ospiti del centro di accoglienza che hanno condiviso con gli ascoltatori le loro attese e le loro fatiche. L’incontro si è concluso con la cena a base di couscous preparato dal cuoco egiziano del centro di accoglienza di Belpiano.

Preparando l’incontro un nostro amico ha recuperato una frase di don Giussani: “Tutti Lo stiamo aspettando. Ma siamo disponibili ad accoglierLo nella modalità in cui Lui si vorrà presentare a noi?”. Provocati da questa frase, che parla del rapporto con Dio, abbiamo custodito la domanda: “E se la modalità oggi fosse quella della gente che arriva?”. Con questa provocazione e con il desiderio di rispondervi personalmente abbiamo concluso, ma sarebbe meglio dire ‘abbiamo riaperto’, la serata.

2017