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La bellezza ferita ed il figlio “amato agognato abbracciato”.

Una serata per Famiglie per l’Accoglienza Bergamo: “Donne di fiori. Intrecci tra creatività femminile e universo floreale”, un progetto di Alessandro Bottelli, un concerto-lettura con Federica Cavalli, voce recitante, e Nadio Marenco alla fisarmonica. Lo scorso 23 giugno nell’incantevole giardino di Casa Bana.

Nella serata dell’evento benefico a favore dell’Associazione Famiglie per l’Accoglienza di Bergamo, tra vialetti fioriti, luci di candele e sotto un pergolato di un glicine secolare è avvenuto un singolare incontro tra creatività poetica, musicale e l’esperienza dell’accoglienza. In questa occasione è stato commovente per me, mamma adottiva, ascoltare, come cappello introduttivo e chiave della serata, la lettura accorata di Federica Cavalli di una mia poesia intitolata Ferita divina (tratta dal mio libro La Bellezza ferita) che ha permesso di coniugare immediatamente la bellezza dell’arte con le ferite di un abbandono.

Il figlio “amato agognato abbracciato” è segnato inequivocabilmente dal verbo “lasciato”, un verso isolato che sembra gridare tutto il suo dolore. “Eppure riaccolto/ nel grembo materno” non lascia spazio alla disperazione, così come il titolo della poesia: Ferita divina, non dà adito a dubbi sul fatto che anche una ferita può essere definita “divina”, “sacra”, nel momento in cui il misterioso disegno divino si disvela in un progetto di vita nuova per entrambi i protagonisti, madre e figlio, uniti da un dolore e da una attesa, prima, da una rinascita, ora : “di nuovo nell’antro”; rinascita segnata da un nuovo “sigillo d’amore” in fronte, l’amore di un padre e di una madre.

Ecco che la tematica del fiore, argomento prevalente durante la serata, fa capolino anche in questa poesia con l’augurio che “la cicatrice del cuore” venga avvolta da una “ghirlanda di rose”; possa un grande amore cercare di riparare a un male subito, possa un amore divino guarire queste ferite insondabili. La certezza che il figlio possa crescere senza rimpianti è lasciata a questa “impronta celeste” che egli si porta lungo il suo cammino su questa terra, per cui si può tentativamente sentirsi liberi dall’esito.

La serata è proseguita attraverso un viaggio di ricordi, suggestioni, scene di vita vissuta, un percorso floreale con al centro i fiori più noti e quelli più curiosi, dalla rosa alla margherita, dalla peonia alla magnolia, dal giglio ai girasoli fino alla genziana, il tutto accompagnato dalle note virtuose della fisarmonica. Fiori e vita dunque si sono intrecciati per tutta la serata in una rapsodia di suoni, colori, profumi, emozioni, seguendo la sensibilità di un mondo femminile che ha saputo toccare le corde dei cuori degli spettatori.

Luisa