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“La frase ‘La misura dell’amore è di non avere misura’ mi ha messo in crisi”.

L’attesa e la speranza: il tempo infinito dell’accoglienza. Domenica 27 settembre 2020 in videocollegamento, alcune famiglie adottive hanno raccontato le loro esperienze. Qui alcuni appunti (senza riferimenti ai nomi delle famiglie) come aiuto al cammino per tutti. Tre mamme raccontano.

  • Da una dozzina di anni sono madre adottiva e nostro figlio viene da una adozione internazionale a 9 anni. L’attesa prima dell’adozione, durata 5 anni, è stata carica di speranza e piena di aspettative basate sulle nostre idee ed i nostri progetti. E’ in quel periodo che abbiamo iniziato a frequentare l’Associazione che ci ha fatto compagnia nel cammino.
    La difficoltà e complessità dell’adozione è emersa quasi subito e dopo appena qualche anno con manifestazioni di forte aggressività. Ho dovuto cambiare le mie modalità di rapporto e la mia idea di maternità. Senza una compagnia buona sarebbe stato un percorso arduo per me. Ma dopo tanti anni ho ricevuto un giorno da mio figlio un grosso attestato di amore. Negli anni anche lui ha fatto un percorso, rileggendo il suo precedente e difficile vissuto preadottivo.
  • Il titolo dell’incontro – La misura dell’amore è di non avere misura – mi ha messa in crisi perché sono in un momento in cui dopo tanti anni dall’arrivo dei nostri figli, per la prima volta, ho pensato sul serio che la fatica potesse essere superiore al positivo. Abbiamo accolto tre figli bambini ed ora sono adulti. Ognuno ha dovuto percorrere una propria strada ed il cammino è ancora in corso. Ho capito che io non posso vivere credendo di poter aiutare ogni loro passo. Il giudizio condiviso ed il ruolo “di governo” di mio marito sono stati e sono un grande aiuto.
    Impari a educare ricercando la verità per te e per i tuoi figli, dai quali, tuo malgrado, sei educato dentro un tempo che non puoi misurare. Una strada che non si può fare da soli!
  • Durante il lockdown il nostro figlio unico si è ritrovato a casa da solo coi genitori 24 ore su 24 in un momento in cui stava iniziando a tirar fuori una tipica ribellione preadolescenziale. Che dispiacere che potesse perdere la trama di amicizie che lo circondava. E così ho assistito invece ad un fiorire di aiuti in parte inaspettati: insegnanti, educatori, compagni dell’oratorio. Con loro ho portato il mio sguardo verso un ragazzino arrabbiato che sembrava sul punto di mollare lo studio.
    Poi sono arrivate le lunghe vacanze, con tanto tempo per stare insieme, in montagna. Siamo stati in compagnia di un’altra famiglia. In tutto questo percorso ci siamo resi conto che non eravamo soli ed è stato prezioso imparare dallo sguardo che altri hanno avuto su nostro figlio.