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L’imprevisto che spalanca il cuore

L’accoglienza dei profughi ucraini da parte dell’Associazione di Bergamo raccontata da Matteo

Ogni volta che sentivamo parlare dei profughi ucraini che arrivavano in Italia io e mia moglie Laura ci scambiavamo sguardi silenziosi: entrambi avremmo desiderato aprire di nuovo la nostra casa all’accoglienza ma entrambi pensavamo che forse sarebbe stato troppo faticoso per noi, una forte limitazione alla nostra libertà di muoverci, un ostacolo alla ospitalità quasi quotidiana che diamo alle figlie e ai tanti nipoti; intuivamo anche che non sarebbe stato certamente per un breve periodo.

Poi, una serie di circostanze improvvise ed impreviste ci ha dato la possibilità di aprire il nostro cuore, di dire il nostro sì a Cristo che ci chiedeva di accoglierlo in quella famiglia allargata di undici profughi ucraini (5 mamme e 6 bambini) in arrivo dalla Polonia. Troppi da ospitare per una nostra famiglia dell’Associazione ma giusti per la casa che la Fondazione Meet Human, incontrata grazie ai contatti della nostra amica Miriam, ci ha messo subito a disposizione. Ed è pure vicina a casa nostra.

Da allora, 11 marzo 2022, è iniziata la nostra maratona nella compagnia a questi nuovi amici. Li accompagniamo al supermercato per la spesa, all’ASL per gli adempimenti sanitari, alle fermate dell’autobus perché sappiano muoversi in autonomia, cerchiamo di stare loro vicini nei momenti particolarmente tristi, quando ricevono notizie di bombardamenti e sono in apprensione per i mariti o parenti rimasti là, organizziamo gli aiuti, la loro agenda e quella degli amici desiderosi di far loro compagnia e, quando si può, li invitiamo a pranzo.

Cerchiamo di percorrere assieme un pezzo di strada, hanno perso tutto e qui hanno solo noi e la nostra rete di amici; non possiamo offrire loro molte certezze sul futuro ma una sì, il nostro esserci e la nostra amicizia.
Maya, una di queste giovani mamme, un giorno ci ha scritto: “E’ molto difficile per me affrontare la situazione, mi sento smarrita, non so cosa fare, come vivere in un paese che non conosco, ho paura.”
Don’t worry, Maya, noi ci siamo. Hai tanti nuovi amici che ti sono vicini, che pregano per te, per voi e per la fine di questa guerra assurda.

Laura e Matteo