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Accoglienza: un bene che non finisce

L’incontro di fine anno dell’Associazione è stato un bel regalo, in quanto abbiamo potuto ritornare in presenza nella bellissima cornice della Villa Giacomelli che ci accoglie ormai da diversi anni.
Abbiamo invitato Luca Sommacal, padre adottivo e presidente nazionale della nostra Associazione, per condividere il nostro percorso di quest’anno e per farci aiutare ad approfondire alcuni passi della nostra esperienza di accoglienza.
In particolare ci siamo resi conto che un argomento che molte volte è emerso nei nostri incontri è la fatica quotidiana, che spesso fa smarrire la chiarezza di una convenienza nell’accogliere, soprattutto quando non c’è l’esito sperato del nostro lavoro.

Come possiamo riconoscere il bene dell’accoglienza? Come affrontare la fatica quotidiana? Qual è il ritorno “umano” dell’esperienza dell’accoglienza? Cosa vuol dire appartenere all’Associazione rispetto a questa fatica?
Su questo abbiamo chiesto un aiuto a Luca.

Ogni gesto di gratuità porta dentro il destino dell’altro. Tutte le nostre iniziative nascono da qualcosa che accade tra di noi e che mette in moto il cuore, che fa muovere.

“Amare l’altro per il destino che ha… Il cuore del nostro ragazzo è come il mio, è fatto di grandezza. La mia sfida quotidiana è capire se questo è vero… Cos’è questo destino buono per lui?”

Ogni istante ha questa sfida. Il no dei nostri figli spesso non è contro di noi. Dov’è il suo destino? Solo Dio lo sa, ognuno ha la sua strada, chissà che il percorso che stanno facendo, difficile, sbagliato, non li porti alla fine ad incontrare il Signore? Prescindere da questo è come se togliessimo dall’equazione della vita la questione della Grazia.
Importante che abbiano un cuore vivo e che possano capire che noi li sosteniamo, che ci siamo. Dobbiamo aiutarli a far sì che siano leali con il loro cuore: ma tu cosa vuoi? Sii leale con te stesso… Pensaci!
La fatica permette di apprendere una consapevolezza. Luca sottolinea tre punti:
– Il dolore che l’altro vive, dove ti rendi conto che tu non puoi farci niente. La fatica più grande è quel punto di dolore ultimo che tu non puoi togliere. E’ un punto incolmabile, un punto misterioso.
– La libertà dell’altro: riconoscere che c’è un punto in cui non puoi intervenire, devi rispettare la libertà dell’altro.
– La diversità dell’altro: è un richiamo per noi, ti permette di guardare l’altro con più verità.

“La preghiera aiuta molto. I figli sono Suoi. Con la preghiera possiamo sempre accompagnare i nostri figli, anche quando non possiamo interferire. Preghiamo perchè quello che vivono sia un’occasione per crescere.”

Cos’è la condiscendenza? Andare a prendere l’altro nella piega in cui è finito. Non è un giudizio sulla persona, è un sorreggerlo. Questo è come il Signore fa con noi: c’è sempre un punto in cui il Signore viene a prenderti, anche nel tuo errore. Dio mi ama come sono, non come vorrei essere, mi ama con tutte le mie fragilità e con tutti i miei limiti.
Infine, la cosa più grande è che uno possa condividere con qualcun altro questa fatica. L’Associazione mi aiuta a guardare con profondità quello che mi capita, senza sconti, e questo mi aiuta a vivere una vita più piena.

La giornata si è conclusa con con una bella merenda, continuando a condividere la vita.