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Un “ateo” accogliente

L’11 gennaio 2024 si è svolta a Bresso una serata di testimonianza di due coppie di Famiglie per l’Accoglienza (tra cui io e mio marito), frutto di una collaborazione nata dal lavoro di rete svolto da Lorenzo e dalle famiglie del territorio con il Comune (assessori e responsabili della Tutela Minori). Erano presenti molte nuove famiglie colpite da Paola e Marco Vianello, che hanno recentemente intrapreso l’avventura dell’affido travolgendo con il loro entusiasmo amici e vicini, e da Raffaella e Giampiero Limonta che da anni costruiscono e testimoniano quello che vivono. Ma non è stata solo questo. Per me è stata l’occasione di mettermi in gioco e seguire il suggerimento di Luca e Lorenzo di provare a seminare in questo territorio. Devo ammettere che ero partita con diffidenza, ma in virtù della stima e amicizia che ho per loro e del desiderio di unità che mi sta a cuore ho detto “proviamoci” e ho cambiato idea. Non è scontato per una persona adulta cambiare idea. E ho riscoperto il metodo di Gesù: vieni e vedi.

Ho visto ieri sera uno spettacolo, di volti attenti e di un dialogo ricco anche alla fine della nostra testimonianza. Ma soprattutto ho visto mio marito accanto a me starci assecondare questa circostanza e raccontare come ha vissuto questi oltre 15 anni di storia in Famiglie per l’Accoglienza, pur nella sua diversità di uomo che si definisce “non credente” più che ateo, agnostico, che ha militato per anni nell’estrema sinistra. Eppure, con semplicità, ha raccontato della sua sorpresa e affezione scaturita negli anni per la nostra figlia accolta, dicendo di una iniziale estraneità, che è poi diventata nel tempo figliolanza e paternità. Ha raccontato dal suo punto di vista il rapporto con la mamma di origine, come ha visto cambiare il rapporto tra noi due madri che all’inizio ci contendevamo la bimba e ora ci siamo “unite” per il bene della figlia accolta. Ha raccontato del rapporto aspro a volte con i servizi sociali e soprattutto di come ha visto cambiare negli anni il rapporto tra nostra figlia naturale e la figlia accolta e della loro affezione odierna. Come segno di un bene di cui all’inizio era scettico. Sentire mio marito, di fianco a me, rileggere la nostra storia, che io so essere stata attraversata da tante difficoltà, eppure parlarne con mitezza e gratitudine per me è stato un segno di sovrabbondanza inaspettato…un pezzo del “centuplo quaggiù” promesso da Gesù a chi lo segue. Un Imprevisto di cui sono grata. Mentre parlavo, ho ricordato il punto del filo rosso (ndr si intende la traccia di lavoro offerta ai membri dell’associazione per l’anno sociale) sull’amicizia coniugale e pensavo come nel seminario nazionale di Pacengo sia stato ripreso e di come per me sia una provocazione continua. E mi chiedevo: come può essere vero per noi? Per me cattolica credente del movimento di Comunione e Liberazione e per lui “ateo liberal” come oggi si definisce? Eppure ieri la realtà ha dimostrato che siamo in cammino uniti, dentro questa amicizia coniugale, grazie alla strada indicata dalla associazione e alla guida di molti amici. Non è per nulla scontato ma è cosi.

Alla fine della testimonianza mio marito è stato fermato da un papà incuriosito dalla comune militanza negli anni passati nella sinistra vera e concreta di un tempo. Anche l’Assessora era felice di spiegargli come la collaborazione è nata con Famiglie per l’Accoglienza e di come ieri sorprendentemente erano presenti assistenti sociali e operatrici del Comune. L’accoglienza non è quindi una cosa solo per buoni cristiani, con il collo storto e l’aureola, come le immaginette, ma è una cosa per tutti, che risveglia in ognuno- quando raccontata e partecipata -un punto di verità. Questo ce lo ha insegnato la Mostra itinerante e l’ho rivisto in
azione ieri sera. Io posso solo dire grazie.

Maria Elena