News

L’accoglienza che ci fa compagni di cammino

Mentre aspettiamo, nella casa di Sara alle pendici dell’Etna, che inizi l’incontro con alcune famiglie affidatarie, una coppia, arrivata in anticipo, ci racconta la sua esperienza di accoglienza “involontaria”. Circa vent’anni fa, lei si era presa cura di una bambina cinese, che i genitori per via del lavoro trascuravano. Il suo negozio confinava con il loro e perciò non poteva fare a meno di notarla; trascurata, magra, abbandonata a se stessa: << non potevo non prendermene cura>> e praticamente la adottava. La faceva mangiare, la portava dal pediatra, al punto che la bambina la chiamava zia. Poi, per motivi sempre di lavoro, la famiglia cinese si è trasferita in Puglia e la bambina non l’ha più vista. Dopo circa quindici anni le arriva una telefonata e guarda chi è, proprio quella bambina ormai donna. Nonostante allora fosse molto piccola, non si era dimenticata affatto di chi l’aveva accolta come una figlia. Le chiedo di raccontare questa storia, per testimoniarci che l’accoglienza, anche se dura un giorno, è per sempre. Al che, ad incontro avviato, ascoltata la storia, tutti i presenti con un po’ di visibile emozione annuiscono, è un’evidenza incontrovertibile.

Leggiamo insieme dal Filo Rosso: “Ogni gesto di accoglienza è un gesto nella speranza. Quando tutto sembra contraddittorio e negativo, l’abbraccio del dolore di chi accogliamo già veicola un’esperienza di bene, che apre ad una prospettiva di certezza per il futuro [..] È questa la realtà che viviamo in ogni gesto di accoglienza e che fonda la nostra speranza. Cuori feriti e bisognosi che accolti e abbracciati, possono scoprire un amore irriducibile che sostiene e accompagna la vita e rende più certo lo sguardo sul futuro”. E’ incredibile, ma alla lettura si fa un gran silenzio, carico di un’attesa quasi inspiegabile, nonostante il chiasso dei bambini che entrano ed escono dalla stanza e i toni alti dei racconti con forti criticità nei rapporti con le istituzioni.

Ma allora perchè l’accoglienza è una strada di speranza? Nelle narrazioni delle famiglie un accenno di risposta c’è: l’accoglienza genera la speranza perchè genera persone libere: “… appassionate della strada su cui stanno camminando e del destino di chi incontrano”, dal Filo Rosso.

Ma cosa c’entra tutto questo con la nostra Associazione? Qualcosa c’entra, perchè durante l’incontro siamo stati aiutati a cogliere il valore delle esperienze raccontate, a sottolineare quel quid  evidente a tutti perchè in un certo senso appartenente a tutti, nonostante la diversità delle storie personali.

Ecco il senso della nostra Associazione, il senso del ritrovarsi lì, a casa di Sara, con lo spettacolo del mare davanti a noi: essere compagni di cammino, condividere se stessi, attendendo magari una parola nuova che faccia ripartire.

Marcello Pisani