News

Progetto “Figli della Speranza”: accogliere, un bene per sé

Famiglie per l’Accoglienza ed il progetto “Figli della Speranza”: lavori in corso

“E’ impressionante vedere come può cambiare una famiglia nel gesto dell’accoglienza! Anche i miei figli sono cambiati! Nasce un nuovo legame che non finisce”. Così Nadia racconta la novità che è stata per lei e per la sua famiglia l’avere ospitato in casa Olga, studentessa per un semestre alla Cattolica di Milano. “Non sono stata morbida con lei – aggiunge Nadia -, le ho chiesto di stare a delle regole di famiglia come tutti gli altri, ma lei con qualche fatica ci è stata, e quando ci siamo ritrovati alla mostra sui martiri ortodossi del Gulag, presentata a Milano da Olga e dai suoi amici russi, ucraini e bielorussi, lei con grande naturalità ha potuto presentarmi così ai suoi amici: “Vi presento la mia mamma italiana”.

IMG_0612 L’amicizia tra Famiglie per l’Accoglienza e le comunità ortodosse di Milano e di Kiev sta dando quasi ogni giorno frutti meravigliosi. Sono ormai quasi 40 le famiglie di Milano, Bergamo e Varese che hanno dato disponibilità ad accogliere i “figli della speranza”, bambini ucraini dai 7 ai 12 anni (qualcuno anche più grande) che saranno ospitati in famiglia con l’intento di restituirli più sereni  ai loro genitori e parenti profughi a Kiev a causa di una guerra fratricida. A queste ospitalità, avviate l’estate scorsa, si è aggiunta l’accoglienza di ragazzi universitari di Mosca e Kiev che come Olga sono ospiti per alcuni mesi presso l’Università Cattolica per uno scambio culturale. In queste settimane, dal 12 al 30 gennaio, sono 25 i giovani ospitati presso famiglie della Lombardia, venuti  per presentare la mostra itinerante sui martiri ortodossi del XX° secolo, di cui si è detto. Dopo Milano, ora sono a Lecco e si trasferiranno a Varese. Li accompagna Aleksandr Filonenko, professore di filosofia a Kharkov. Sono settimane di incontri intensi e di reciproca accoglienza.

Scrive Ambrogio da Varese: “La proposta di accogliere i bambini ucraini ha provocato umanamente diverse persone. Il bello è che questo ha permesso loro di interrogarsi in merito a cosa vuol dire ospitare e cosa c’entra un gesto di gratuità come quello proposto con la vita delle nostre famiglie. Lo testimoniano le diverse richieste di chiarimenti arrivate a ciascuno di noi. Ad oggi abbiamo 8 adesioni e forse ne arrivano altre”. Una tale inaspettata disponibilità di famiglie dalle storie più diverse ha stupito e commosso prima di tutti gli organizzatori della rete di accoglienza: “Quello che colgo di bello – scrive ancora Ambrogio –  non sono tanto i numeri dell’adesione (comunque significativi), ma come questa proposta ha provocato le persone a un lavoro fino a riconoscere la sorgente di questa Misericordia che ci viene incontro e che chiede di essere vissuta”.

Come già è successo a Milano, questa attività ha consentito agli amici di Varese anche un incontro con padre Mazyrin e i responsabili della Chiesa ortodossa di Varese, i quali sono molto contenti dell’iniziativa e desiderano poter accogliere anche loro qualche bambino. Questi legami consentiranno alle famiglie di avere un supporto dinanzi a eventuali barriere linguistiche e bisogni particolari dei bambini che arriveranno.

Sta così nascendo una rete di solidarietà in cui ciascuno cerca il suo modo personale per essere di aiuto a questa avventura che si prepara. “Abbiamo una famiglia – dice Ambrogio – che, non potendo ospitare dei bambini, contribuirà a sostenere i costi per un’altra famiglia. Un’altra persona, che avrebbe voluto poter accogliere un bimbo ma è single e non più molto giovane, essendo insegnante si è resa comunque disponibile per qualche attività di insegnamento della lingua italiana ai bambini”.

Intanto a Milano sono proseguiti i colloqui di conoscenza  con più di trenta famiglie che hanno risposto all’appello: “La cosa stupefacente – dice Gabriella che con altri amici le ha incontrate al sabato mattina – è vedere come la gente risponde, fidandosi di noi perché vedono nella possibilità di accogliere un bene innanzitutto per sé. Ospitando e uscendo dalla scontatezza quotidiana, una famiglia impara la vita scoprendo il proprio limite e le proprie possibilità”.

Le famiglie già incontrate hanno affollato domenica scorsa la presentazione della mostra sui martiri del Gulag a cui è seguita una merenda insieme, allietata dal coro della comunità ortodossa,  per conoscersi e per cominciare insieme il cammino comune del progetto “Figli della Speranza”. Proprio la Speranza, evocata dal nome di questo progetto, non si è fatta attendere.

22 gennaio 2016